TERAMO – Un ricorso al Tar contro la soppressione del servizio di Guardia Medica nel territorio di Castellalto. La decisione è stata presa dalla Giunta comunale, che ha espresso così il dissenso nei confronti del provvedimento del Commissario alla Sanità Gianni Chiodi. «La contestazione – spiega il sindaco Vincenzo Di Marco – muove le sue ragioni sui criteri o meglio “sui mancati criteri oggettivi” che hanno dettato il riordino delle sedi di Continuità Assistenziale, proposto per la ASL di Teramo con delibera n. 4 del 07.01.2013 a firma del Direttore Sanitario facente funzioni del Direttore Generale». Per quanto riguarda Castellalto, spiega ancora Di Marco, la riorganizzazione prevede che la Guardia Medica venga accorpata a quella di Notaresco. «Il timore – aggiunge il sindaco – è quindi quello di dover subire una riorganizzazione in esecuzione di disposizioni politico-territoriali di parte, che rappresentano un ulteriore duro colpo inferto ai cittadini malati e bisognevoli di assistenza, giustificata come al solito con l’esigenza di risparmiare». Il Comune precisa inoltre che l’ attuale sede di Guardia Medica di Castellalto è interamente pagata dall’Ente e offre servizio anche ai cittadini di Canzano per una popolazione complessiva di circa 10.000 abitanti, con una conformazione geografica territoriale che comprende oltre al capoluogo anche le due vallate: quella del Tordino e quella del Vomano ove insiste anche la Frazione di Castelnuovo V. che da sola conta circa 4.000 abitanti. Per questo la Giunta chiede a Chiodi di annullare il provvedimento adottato. «Naturalmente – annuncia Di marco – non staremo lì senza combattere per vederci ridurre un servizio ad una collettività che non è neppure soggetta allo spopolamento e che invece di essere assistita con l’implementazione di altre prestazioni si trova di fronte ad un provvedimento che taglia i servizi». Il Comune si è detto anche disponibile a concedere spazi propri per implementare l’assistenza sanitaria sul territorio, come le Unità complesse di Cure primarie e un centro prelievi. «Nella sanità come primo servizio pubblico prioritario essenziale bisogna avere più coraggio. E’ ora di tagliare spese improduttive e posizioni di comodo per dar seguito ad un grossa rivoluzione e investire senza indugi sulla medicina del territorio e sulle guardie mediche, implementandole, perché funzionano e assistono concretamente i cittadini», conclude Di Marco.
POLEMICHE ANCHE SUL DECLASSAMENTO DEL CENTRO DI SALUTE MENTALE – I sindaci di Giulianova, Mosciano e Bellante insorgono per il declassamento del Centro di salute mentale di Giulianova, proposto nell’atto aziendale 2013 ed attualmente in attesa di approvazione da parte della Regione. Il servizio, per quanto formalizzato negli atti, è stato attivato in realtà da poco più di un anno ed ha aperto circa 650 cartelle. «Insomma– dichiarano i tre sindaci – si sta offrendo ad almeno 650 pazienti psichiatrici, e quindi a 650 famiglie, progetti continuativi di cura sul territorio, in raccordo con la rete dei servizi non sanitari, volti ad evitare sterili sequenze di ricoveri destinate a ripetersi all’infinito se intervallate da totali vuoti assistenziali. Eppure la Asl di Teramo sembra non essersi accorta di quanto una équipe minima, con risorse ridotte al lumicino, sia riuscita a fare tanto in così breve tempo. Anzi, illogicamente si declassa il servizio proprio ora che funziona, rimettendolo nella stessa posizione che lo ha condotto a scomparire nel nulla in passato, per mancanza di forze, come se l’esperienza già fatta non dicesse niente. Per di più – affermano Mastromauro, Di Marcello e Di Pietro – mostrando apparentemente l’intenzione di potenziare l’assistenza psichiatrica territoriale con la promozione degli analoghi servizi di Teramo, Atri e S. Egidio, la politica aziendale sembra avvitarsi su se stessa lungo la Teramo-mare, come se i bisogni assistenziali cambiassero assieme alle quantità di iodio». I tre sindaci non nascondono dunque il loro sconcerto. «Si, siamo sconcertati. Ma soprattutto – concludono – siamo preoccupati per gli utenti, che in questo modo sono stati beffati proprio quando iniziavano a credere in un servizio efficiente».