TERAMO – Compie un anno il Laboratorio Politico Gagarin 61 di via Mario Capuani. Dodici mesi fatti di iniziative, intensi e ricchi di obiettivi raggiunti e su tutti due: aggregare i giovani teramani e gli individui che vivono stesse dinamiche sociali e stessi disagi (disoccupazione, mancanza di prospettive), fare informazione e diffondere cultura, «consci della imprescindibilità di tali elementi nella prospettiva di lungo periodo del cambiamento radicale del sistema». Nato come locale di aggregazione, nel corso di questi mesi il Laboratorio ha messo insieme tanti giovani ed è diventato un punto di riferimento per trascorrere qualche ora insieme, spesso anche in compagnia di buona musica. Ma è la politica a costituire il fulcro dell’attività del Gagarin 61: «Una volta individuato il nemico da combattere (il capitalismo e i suoi lacchè fascisti) – si legge in una nota del Gagarin 61 – occorre favorire la costruzione di una coscienza critica e attiva in tutti i soggetti che, come noi, vivono l’oppressione, la crisi e, come hanno mostrato le ultime elezioni politiche, sono completamente sfiduciati nei confronti della classe politica che ci governa». Il messaggio che arriva dal Laboratorio è: «Smettere di delegare, rivendicare i propri diritti e orientare uniti le forze contro il responsabile del nostro disagio. Per poter fare questo strumenti necessari sono la cultura, che favorisce lo sviluppo di una coscienza critica, e la solidarietà fra tutti coloro che, di fatto, vivono le stesse condizioni, esprimono lo stesso malessere». Non sono mancati momenti di tensione e polemica in questi mesi, e sono gli stessi giovani a ricordare i «subdoli tentativi di scoraggiarci e farci chiudere. Riteniamo il lavoro svolto nel Gagarin 61 e dal Gagarin 61 nelle strade fondamentale e parte essenziale delle nostre stesse vite – dicono -, per cui non possono certamente bastare una multa o controlli ripetuti a farci recedere dalle nostre posizioni». Il bilancio di questo primo compleanno è dunque positivo: «Non possiamo che dirci soddisfatti dello spazio e del lavoro svolto. Ne approfittiamo per ringraziare il nostro vicinato, fin troppo paziente per le serate musicali, e con il quale riteniamo di aver costruito un rapporto di rispetto e in qualche caso amicizia». E un messaggio di solidarietà arriva anche a Davide Rosci, il leader di Antifà: «Mandiamo un grande abbraccio al nostro fratello Davide che, in custodia cautelare da 18 mesi (di cui, finora, 8 trascorsi in carcere in 3 diversi penitenziari), non è ancora potuto entrare nel Gagarin 61. Le iniziative, le serate, gli incontri e i seminari al Laboratorio Politico sono anche per lui e per tutti i compagni che vivono sulla loro pelle e nel modo peggiore la repressione di un sistema che va capovolto».
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