TERAMO – Si saprà tra quasi tre anni se il Comune di Teramo incasserà i soldi della multa da 500mila euro inflitta all’ex direttore generale della Asl, Giustino Varrassi e altri quattro dirigenti per non aver chiesto l’autorizzazione all’apertura del centro di procreazione assistita dell’ospedale Mazzini di Teramo. Il giudice della sezione civile del tribunale di Teramo ha infatti fissato al 19 settembre 2016 l’udienza per la discussione della causa, intentata dai ricorrenti che avevano già ottenuto la sospensione dell’esecutività della multa. La vicenda è nota. La multa era stata comminata dal Comune, sulla base della legge regionale che punisce chi apre strutture sanitarie senza autorizzazioni, come una qualsiasi attività commerciale, da sottoporre cioè anche a tutte le disposizioni in materia di regole commerciali e sanitarie, nonostante ad avviarla sia la Asl. La multa in un primo momento, oltre a colpire Varrassi, gli ex direttori sanitario e amministrativo Antelli e Ambrosj, il primario della ostetricia e ginecologia, Ciarrocchi e il capo del Dipartimento specifico, Mgananimi, aveva raggiunto anche la direttrice sanitaria del Mazzini, Gabriella Palmeri: per lei però il Comune aveva accolto le controdeduzioni. Tempi biblici dunque per la vicenda civile, mentre per quell’epoca dovrebbero essere chiariti gli aspetti giudiziari. La procura teramana ha infatti di recente chiesto il rinvio a giudizio per le stesse persone, nell’ambito dell’indagine sull’apertura, in assenza di autorizzazione regionale e dunque dell’Istituto superiore di sanità, del centro di fisiopatologia della riproduzione del Mazzini, culminata con il sequestro del laboratorio ospedaliero.
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