PIETRACAMELA – E’ raggiante il professor Nicola Sciarra, titolare di Geologia applicata all’Università di Chieti. Perchè quel boato ascoltato a distanza di sicurezza guardando il panorama frontale di Pietracamela è un successo scientifico che molto probabilmente fungerà da modello da oggi in poi in casi come questo. Sbriciolare una roccia pericolante, della grandezza di oltre 4mila metri cubi, evitando di danneggiare l’abitato sottostante. Ci sono riusciti i ‘maestri’ dell’esplosivo di Tottea, sotto la direzione dei tecnici delle facoltà di Chieti,, di architettura di Pescara e di quella di Napoli. Lo hanno fatto con il promontorio di Capo Le Vene, quassù sotto al gran Sasso, togliendo di mezzo un dente di roccia che dal 18 marzo del 2011 è l’incubo di Pietrcamela, che ha cancellato un pezzo del vecchio lavatoio, del mulino e del Sentiero Italia che i pretaroli utilizzavano per raggiungere a piedi i Prati di Tivo. I tecnici della ditta Mazzaferri di Tottea e della Geina srl di Mosciano Sant’Angelo (che hanno studiato e coordinato la demolizione) hanno piazzato sei doppie file di minicariche esplosive, inserite nella roccia attraverso canali di circa 30 metri di lunghezza, dall’alto in basso. E dal basso in alto e contemporaneamente dall’esterno verso l’interno, le piccole cariche sono esplose distanziate da frazioni di millesimi di secondo l’una dall’altra. La sensazione, udibile anche dal nostro filmato, è di un solo ‘botto’, dall’effetto distruttivo e perfettamente calibrato, che manda in frantumi la roccia pericolante e la ‘dirotta’ nel canale sottostante, a distanza di sicurezza dall’abitato. Oltre 450 chili di dinamite che fino agli ultimi minuti prima del triplice suono di tromba sono stati piazzati al millimetro secondo ordine e criteri impartiti con il computer. Gli artificieri sono arrivati sulla roccia ‘imbracati’ dagli uomini del Corpo nazionale di soccorso alpino che come le altre forze di emergenza sono state impegnate per almeno 8 ore nell’evacuazione prima, nel controllo e nella verifica poi di tuttoi ll centro abitato.
Le operazioni iniziate alle 7.30. Alle 7.30 è cominciata l’operazione di spostamento dei residenti dalle loro abitazioni verso i Prati di Tivo. Circa una cinquantina di persone sono state accompagnate in zona di sicurezza mentre i vigili urbani con polizia, carabinieri e guardia di finanza assicuravano da un lato il servizio antisciacallaggio nelle abitazioni rimaste vuote (e con le finestre aperte per dare ‘libertà’ all’onda d’urto provocata dalla deflagrazione) e dall’altro la verifica che tutti fossero fuori. Tutti, tranne uno: "Totuccio", come accadde nel terremoto dell’Aquila del 2009, non ne ha voluto sapere di lasciare casa, proprio sotto al costone di roccia da sbriciolare. E’ stata una lunga trattativa ma poi l’anziano residente ha deciso di uscire e mettersi al sicuro.
Ospedale da campo Cri e sala comando con il prefetto Crudo. La direzione delle operazioni ha funzionato alla perfezione, gestire da una Unità di comando avanzata nei pressi del cimitero affidata ai vigili del fuoco con il comandante Daniele Centi e il funzionario Giovanni Cavallari, ci hanno partecipato anche polizia di Stato e carabinieri, Cnsa e Forestale, con l’allestimento di due tende riscaldate ma soprattutto un Posto Medico Avanzato della Croce Rossa e supporto di protezione civile, con l’intervento anche del personale del 118, nei pressi dell’ex cantiere della Ferrocemento. Tutto pronto per eventuali emergenze sanitarie e di soccorso tra le macerie, che per fortuna non ci sono state. E’ stato lo stesso prefetto Valter Crudo a seguire di persona le operazioni, al fianco delle forze operative, alle quali ha assistito anche il sindaco di Pietracamela, Antonio Di Giustino.
La deflagrazione alle 13.30, un’ora prima del previsto. L’esplosione che ha fatto crollare la massa rocciosa a Capo le Vene c’è stata alle 13.30, un’ora prima di quanto previsto dal cronoprogramma. Il boato è stato anticipato da tre suoni di tromba in sequenza e poi di un altro. C’era tanta gente a seguire l’avvenimento, tenuta a debita distanza, all’esterno di una ‘zona rossa’ disegnata entro un raggio di 400 metri dal costone di roccia. Una esplosione perfetta, accolta con un applauso liberatorio dai residenti. Residenti che dopo le operazioni di bonifica e di verifica, hanno potuto far rientro in tarda serata nelle loro abitazioni.