TERAMO – Salvata la banca, pensiamo al futuro, a cosa dovrà essere la Tercas domani. Il presidente della Fondazione, Mario Nuzzo, esercita ancora il suo noto ottimismo per voltare pagina. L’arrivo di Banca Popolare di Bari come nuovo azionista di maggioranza può essere visto soltanto come elemento di rinforzo e di rinascita per l’istituto di credito teramano, travolto e sconvolto dal ciclone Di Matteo. «Ho un’idea di quale dovrà essere la nuova missione della banca – dice nell’affollata e attesa conferenza stampa nella severa sede di Largo Melatino -. Torniamo a fare quello che storicamente facevano le Casse di risparmio, quello che eravamo: banche che producevano utili che non venivano distribuiti ma utilizzati per fare fondo di liquidità, utili per affrontare i cicli negativi e sostenere il territorio. Oggi le chiamano impropriamente ‘banche del territorio’ noi dobbiamo tornare ad essere la vecchia Cassa».
Fondazione agirà da partre civile nei processi. Annunciando una costituzione di parte civile contro coloro che l’indagine penale individuerà quali responsabili del default di Banca Tercas, Nuzzo anticipa che ci sono «valutazioni e approfondimenti» su altre posizioni interne e vicine all’istituto per chiarire quali ruoli abbiano rivestito nel corso di «operazioni sbagliate del credito». ‘Stuzzicato’ sulla attuale presenza, all’interno della banca e in posizioni apicali, di amministratori del credito che hanno costituito ‘trait d’union’ con Di Matteo, Nuzzo ha eloquentemente sottolineato con un gesto del volto di essere d’accordo sulla valutazione negativa.
Tradito da Nisii? «Non ce l’aspettavamo, ma non aveva più il governo della Banca». Ma è sull’argomento "consapevolezza del presidente Lino Nisii" che Nuzzo è costretto a un grande sforzo di diplomazia. Si sente tradito? è stata la domanda secca: «Io risponderei perzialmente in altro modo – ha risposto il presidente della Fondazione -: è indubbio che tutti noi e la banca abbiamo avuto una straordinaria fiducia nelle presenza di Nisii come elemento di garanzia e non è invenzione che sia stato sempre percepito questo atteggiamento di grande attestazione. I fatti hanno dimostrato che lui non aveva più il governo della banca. Se questo è dovuto alle vicende personali che hanno caratterizzato quel periodo della sua vita o alla stanchezza ed è naturale oppure ancora se è dipeso da noi Fondazione, perchè nessuno deve stare troppo a lungo nello stesso posto perchè arriva a fidarsi troppo e perde il controllo della situazione? Non so. Certo è che non ce l’aspettavamo nemmeno lontanamente. L’indagine ci dirà tanto, anche se è stato ingannato»-
Come poteva anche la proprietà della Tercas non accorgersi di nulla? Presidente, tecnicamente si è fatta un’idea di come siete stati ‘ingannati’ anche voi della Fondazione? «La Fondazione non ha poteri diversi da quelli degli altri soci. Vota per l’approvazione dei bilanci, nomina e revoca gli amministratori ed esercita le azioni di responsabilità. Non comporta il potere di andare a vedere cosa fa la banca. Gli orecchi e gli occhi sono gli amministratori e i sindaci, a cui si aggiungono all’esterno le società di revisione e di rating. Avevamop nominato due esperti proprio provenienti da Bankitalia nel momento di maggiore espansione della banca, proprio per far sì che questo controllo fosse più aderente alla dimensione. Avevamo avuto anche tre ispezioni di Bankitalia dalle quali nulla emergeva, nessun rilievo. Sarebbe megiio chiedersi: quali strumenti diversi aveva la Fondazione come, rispetto ad alrtri che avevano poteri di ispezione, vedi Bankitalia, per rilevare quello che nessuno di questi poteva rilevare? Io mi sono dato una risposta sugli elementi di fatto: che da tutto questo risulta che più di questo non si poteva fare. Le indagini penali dimostreranno quale è stato il livello di ostacolo alla vigilanza che si è realizzato. Io non conosco i contenuti delle indagini penali, però immagino che abbia fatto degli approfondimenti».
Per il futuro dei dipendenti la Fondazione ha indicato la priorità. Sul nodo dipendenti e salvaguardia dei loro posti di lavoro, Nuzzo è stato categorico: «Per loro c’è massima tutela, garantta anche dallo ‘storico’ di altre acquisizioni che Popolare di Bari ha fatto, dove è stata ampiamente garantita la salvaguardia dei posti di lavoro. Noi come Fondazione la riteniamo una priorità»
Quasi 5mila famiglie di piccoli azionisti con in mano zero valore. Un pensiero va anche ai tutti quei piccoli azionisti tipici della Cassa locale, come pensionati, genitori che hanno investito sul futuro dei figli, maestri, artigiani, piccoli imprenditori, famiglie, che escono da questa vicenda con le ossa rotte, con azioni che non valgono un euro: «Il nostro pensiero va anche a loro: ritengo che possano tentate la strada individuale di un’azione propria, perchè molti hanno carte in cui gli veniva detto che si trattava di investimenti sicuri ed esenti da rischi».