TERAMO – Molti lo hanno definito connivente del suo ex direttore generale Di Matteo, altri ritengono sia stato ingannato anche lui, tantissimi si chiedono quale sia la verità, come abbia potuto lui, l’Avvocato, perdere il controllo di un ‘giocattolo’ che assieme al suo mestiere, è stata l’altra metà della sua vita professionale. A pochi mesi dalla ‘conquista’ della banca pescarese, da quella tosta conferenza stampa all’hotel Carlton che sapeva di vittoria non solo di campanile, Lino Nisii ha visto passare su di sè il ciclone Bankitalia, con l’indice puntato verso la porta di uscita del suo ufficio al primo piano di corso San Giorgio dove ogni mattina, per oltre trenta anni, aveva trovato la sua dimensione di uomo potente, apprezzato, stimato ma anche avversato, invidiato, temuto. Oggi deve anche subire l’azione di responsabilità con richiesta di rifondere 30 milioni di euro. Oggi, a quasi un mese dal 18 dicembre, il giorno dell’arresto di Antonio Di Matteo, Nisii rompe il silenzio. Lo fa da ex presidente del Cda di BancaTercas assieme all’avvocato Guglielmo Marconi, ex presidente di BancaCaripe. Parlano per loro stessi e il loro ruolo, non per l’intero Cda.
Troppa retorica sulle ‘colpe’ dela vecchia governance. «Si era scelto di mantenere un’assoluta riservatezza sul caso. Ora, tuttavia, dinanzi al dilagante e spropositato esercizio di retorica sulle ‘colpe’ della vecchia governance e, lasciando in disparte la discussione sulle singole contestazioni, tecnicamete complesse e demandate al giudice competente, si rende necessario rivolgere all’opinione pubblica un messaggio che valga come spunto per una riflessione attenta, lontana dalle diatribe polemiche spesso strumentali, alle quali non è possibile partecipare».
La Tercas era realtà solida per questi ex amministratori. «La Tercas negli ultimi 30 anni ha segnato successi straordinari che hanno consentito che la banca crescesse attraverso un’espansione di assoluto rilievo. Tercas si è sempre affermata coma una banca assolutamente solida, fortemente patrimonializzata, costantemente indicata dalla stampa specializzata al vertice della propria categoria a livello nazionale. La crescita di Tercas è stata un fattore indispensabile per l’espansione dell’economia dei territori. La storia di Tercas ha coinciso con la storia delle imprese e il sostegno alle famiglie. Direttamente o attraverso la Fondazione, sono stati realizzati interventi di grande significato in settori vitali della società. Forse sarebbe opportuno ricordare che risultati del genere non sono stati il frutto del caso, ma l’effetto di una grande capacità di lavoro di amministratori e dipendenti che avevano forte il senso di appartenenza: tercas era motivo di orgoglio per la nostra comunità».
Non si è cercato di capire le ragioni di una inversione di tendenza. «Con riferimento all’ultimo periodo, forse ci si sarebbe dovuto chiedere come una storia del genere e di coloro che ne erano stati i protagonisti potesse subire una qualche inversione di tendenza, e tentare di capirne veramente le ragioni. Ciò non si è ritenuto di fare in profondità ed improvvisamentre, si sono assunte iniziative di insolita durezza, delle quali dovranno comprendersi fino in fondo le reali ragioni, al di là di dimostrare ad altre autorità una netta presa di distanza da situazioni comunemente valutate».
Figure di riferimento, nate in Tercas, hanno offerto connivenza all’anomalia. «Oggi (ma ex post) è evidente che nella banca si era inserita un’anomalia di particolare rilievo, che da sola tuttavia non avrebbe potuto operare se alcune figure di riferimento, nate in Tercas e fino a quel momento di ineccepibili comportamenti, non si fossero piegate o rese conniventi. L’ampiezza e la profondità di ciò che si stava creando era impensabile ex ante e le informazioni che ricevevano gli amministratori (gli amministratori vivono di informazioni) erano le stesse che riceveva la Banca d’Italia».
Nessuno ha capito cosa stava accadendo. «E’ opportuno ricordare che nessuna segnalazione è pervenuta agli amministratori da parte degli organi ispettivi, degli organismi preposti al controllo, dalle società di revisione, di caratura internazionale, dalla società di consulenza che operava all’interno della banca, e dalle società di rating».
Il ruolo di Bankitalia e l’affare Caripe. «Solo nel dicembre 2010 la Banca d’italia ha autorizzato la Tercas a comprare Caripe con un esborso per contanti di oltre 220 milioni di euro, con un documento pienamente rassicurante sulle condizioni dell’istituto. Si sostiene che le informazioni date non sarebbero state corrette: erano, però, le stesse di cui disponevano gli amministratori! Meno di due anni prima l’organo di vigilanza aveva effettuato una lunga ispezione, senza particolari rilievi sui punti opggi in discussione, tanto che nessuna sanzione, sia pure minima, venne irrogata, così come nella storia di Tercas mai sono state inflitte sanzioni, al di fuori di quella tuttora sub iudice. Parimenti un’ispezione sull’antiriciclaggio del febbraio 2011 non evidenziò anomalie significative».
Decisioni (iniziative) discutibili. «La cultura del rspetto delle istituzioni, in primis della Banca d’Italia, non è venuta e non verrà meno. Nessuno, però, può pretendere accettazioni fideistiche e che non si possa discutere in profondità e con ragione di alcune decisioni».
Nessuo ha preso denaro per sè. «Le indagini esperite, in ogni sede, non hanno evidenziato una qualunque presa di interesse personale, sia pure minima, degli amministratori nella vicenda oggetto di esame. Notazione questa di grande importanza che potrà costituire una chiave di lettura di molti fatti.
L’iniziativa giudiziaria mira a distruggere l’esistenza di persone oneste. «E’ bene ricordarlo, gi ex amministratori vengono riconosciuti come espressioni di eccellenza nel campo accademico, professionale e imprenditoriale, dediti ad una vita di duro lavoro e, se si vuole, di successi. Con l’iniziativa giudiziaria e con l’esposizione di cifre enormi che sarebbero dovute a titolo di risarcimento del danno, si tenta di distruggere l’esistenza di persone oneste e – come già detto – dedite sempre al proprio lavoro».
Daremo battaglia con ogni mezzo. «Quell’inziativa, che deduce contestazioni a volte paradossali, sarà contrastata con ogni mezzo consentito dalle legge e finalmente davanti a Giudici terzi. In tale sede si discuterà di tutto e di tutti. Nel frattempo, gli ex amministratori seguiteranno a svolgere le loro attività professionali o imprenditoriali con impegno ancora maggiore rispetto al passato per ripagare pienamente coloro che hannoo accordato e accorderanno loro fiducia».
Il pensiero al futuro della banca. «Si auspica, infine, che il gruppo esca dall’immobilismo nel quale si trova e riprenda il ruolo che gli compete, con l’aiuto di tutti in un clima più sereno rispetto a quello attuale avvelenato da fattori in parte noti e per altra parte tutti da scoprire».