L’AQUILA – Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, si è dimesso. Lo ha detto in conferenza stampa. Mercoledì 4 persone erano finite ai domiciliari e altrettante, tra cui il vice sindaco Roberto Riga poi dimessosi, risultavano indagate nell’inchiesta "Do ut des" coordinata dalla Procura su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma.
«Ho deciso nell’interesse della città». «Ho riflettuto e ho deciso nell’interesse della città», ha detto Massimo Cialente. «In fondo è stato lo stesso ministro Trigilia a dimettermi – ha proseguito – quando, in un’intervista il 9 gennaio, ha detto ‘il Comune non chieda più soldi’ e, nello stesso giorno, in una riunione con il rettore dell’università aquilana, ha parlato di piano di rilancio dell’ateneo e di piano regolatore della città, senza il sindaco". Nel corso della lunga conferenza stampa Cialente ha ripercorso le tappe del suo secondo mandato.
«Ho pagato la rimozione del tricolore». «Ho pagato il fatto di aver rimosso le bandiere tricolori dalle sedi comunali e di aver riconsegnato la fascia tricolore – ha detto ancora Cialente -. Ho dato tutto me stesso, ma non sono stato abbastanza forte, sono rammaricato perché ho perso». Conclusa la conferenza stampa, che si è svolta in un clima di commozione, con Cialente attorniato dai suoi più stretti collaboratori, il sindaco dimissionario non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni, annunciando che d’ora in poi sarà in silenzio stampa.
«Umiliante che il Governo non risponda a un sindaco». «Non è mai successo né con il governo Berlusconi né con il governo Monti che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato più volte ministri e dirigenti di questo Governo, ma nessuno mi ha risposto e questo è umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco«. Così il primo cittadino dimissionario dell’Aquila ha detto, tra l’altro, riferendosi alle difficoltà della città legate alla carenza di fondi per la ricostruzione post terremoto. Tra le cause che lo hanno portato a riflettere e a a decidere di lasciare l’incarico, Cialente ha ricordato anche le vicende relative alla rimozione dagli incarichi del provveditoreinterregionale alle Opere pubbliche Lazio-Sardegna-Abruzzo Donato Carlea e del direttore generale per i Beni culturali Fabrizio Magani, per i quali, ha spiegato, aveva chiesto la permanenza. «E’ molto difficile costruire una squadra – ha continuato – anche questi per me sono stati segnali di un clima che cambia».
«Il clima è cambiato». Un clima "cambiato", tutto ciò «non è possibile per un avviso di garanzia al mio vice». Cialente ha spiegato perché ha rotto gli indugi anticipando l’annuncio delle dimissioni, dopo che ieri aveva detto: «Mi prendo due giorni e poi deciderò». Sono stati alcuni articoli di stampa che riferivano, ha precisato, della «truffa della cognata del sindaco, un caso questo che finisce su Canale 5 e sul Tg1, come un altro durissimo articolo sul Fatto Quotidiano legato all’inchiesta. Allora – ha dichiarato – mi sono chiesto che cosa è cambiato». «Ringrazio la magistratura, in modo non formale, perché voglia fare piena luce sui fatti emersi nell’inchiesta. Ben venga il loro lavoro, ho massima fiducia nel fatto che verrà fuori la responsabilità di chi ha sbagliato e anche che chi è indagato possa dimostrare l’estraneità».