I giudici dicono no alla richiesta dell'ex dg Di Matteo: «I beni restano sotto sequestro»

TERAMO – Il tribunale del riesame ha detto no al dissequestro deibeni dell’ex direttore generale della Tercas, Antonio Di Matteo. I giudici del collegio romano hanno infatti sciolto la riserva dopo l’udienza di martedì scorso in cui l’ex alto dirigente, colui che viene ritenuto il regista del buco milionario dell’istituto di credito teramano ha chiesto, attraverso il suo legale Massimo Krogh, che gli venisse reso disponibile il "tesoro" personale di proprietà mobiliari e immobiliari, cui la Finanza ha messo i sigilli lo scorso 18 dicembre. Analoga decisione i giudici hanno adottato per i beni sequestrati alla compagna di Di Matteo, la teramana Cinzia Ciampani, anche lei indagata nell’inchiesta romana sul default di Tercas. Si tratta di un vero e proprio tesoro, che la procura romana ritiene essere stato creato dall’attività illecita organizzata da Di Matteo il cui fulcro, il cui forziere era proprio la Tercas. Se a Cinzia Ciampani la magistratura ha sequestrato il 99% delle quote della società Immobiliare Tolstoj, la ‘scatola’ dentro cui e da cui veniva gestito il flusso di capitali, e un appartamento in via Tevere a Teramo, sono ben più consistenti (circa 8 milioni di euro) i valori tolti in via cautelare all’ex dg, oggi agli arresti domiciliari nella casa dei suoi genitori ad Avezzano dopo una decina di giorni, nel periodo natalizio, trascorsi in cella a Regina Coeli. A cominciare dalle partecipazioni detenute, attraverso l’Immobiliare Tolstoj, in 6 società, l’Immobiliare Bassi (100% del capitale sociale pari a 10mila euro), l’Intermedia Holding (0,05% pari a 100mila euro), Milano Property (100%, 10mila euro), Gruppo 3 (50%, 7.500 euro), l’Immocapital (56%, 56mila euro) e l’He srl (34%, 3.400 euro). Sul piano delle proprietà immobiliari ci sono due appartamenti a Bologna, in via dei Pignattari e viale Zagabria (entrambi intestati all’Immobiliare Tolstoj) e un immobile di più particelle in via Copenaghen a Roma. Quindi un conto corrente d’oro, quello da 2 milioni di euro a Singapore: soldi provenienti da un complesso giro di bonifici che ha toccato anche Londra e Lugano.