TERAMO – Può essere definita la lettera di un Democrat deluso o, come dice lui, di chi è stufo di perdere. La sua rinnova un dibattito ancora aperto all’interno del più grande partito d’opposizione a Teramo, al Governo in Italia, che per la scelta del candidato sindaco per Piazza Orsini ha abbandonato la strada delle primarie che pure aveva rinfocolato gli animi raccolto successo di partecipazione. Sulla candidatura di Manola Di Pasquale, oltre le posizioni personali, la discussione è viva nella sinistra del Pd, anche dopo l’ufficialità. Pubblichiamo l’intervento integralmente, certi che possa contribuire a una discussioe costruttiva, non solo all’interno del Pd teramano.
«Il mio partito, Il Partito Democratico, a Teramo ha deciso di perdere, ha deciso (senza fare le primarie) di candidare alla carica di Sindaco la dottoresaa Manola Di Pasquale. Io non sono un dissidente qualsiasi, sono un dirigente cittadino del mio partito. Perdonatemi se scrivo questa lettera in forma anonima: lo faccio per evitare che l’attenzione si sposti sulla mia persona e non sulle mie parole. Lo faccio per l’amore e per il rispetto che nutro nei confronti principalmente dei nostri elettori. E’ ora che si sappia la verità. Il Partito Democratico a Teramo ha stretto un patto di desistenza. L’operazione è stata curata dall’Onorevole Tommaso Ginoble di Roseto per puri interessi personali, per continuare a garantirsi la poltrona anche in futuro. Operazioni del genere sono state fatte anche in passato e non è un caso che il mio partito a Teramo città non esprima nessun deputato nazionale e nessun consigliere regionale a differenza di quanto accade sulla costa. Non è un caso. Manola Di Pasquale è una persona capace e preparata ma tutti sanno all’interno del mio partito che non ha la statura, la forza e i voti per diventare il primo cittadino di Teramo. Mi rivolgo ai cittadini teramani, al mio segretario nazionale, alla stampa e pongo alcune questioni. Perché non sono state fatte le primarie? Perché non sono stati individuati candidati più forti? Perché, malgrado le discussioni durante le riunioni, non è stata presa seriamente in considerazione l’ipotesi di coinvolgere anche persone esterne al partito potenzialmente forti? Al nostro candidato, anche se dovesse perdere, è stato già promesso un altro incarico. L’accordo c’è già. Mi chiedo: i vertici regionali del mio partito conoscono questa situazione? Anche loro vogliono perdere a Teramo città? Non ripetiamo la stessa storia: cinque anni fa mandammo al massacro il professor Lino Befacchia. Non mi riconoscono più in questo partito, abbiamo smarrito la strada, continuiamo a farci comandare da questi pseudo dirigenti della costa quando in verità a Teramo potremmo vincere a mani basse. Se non ci sarà un chiarimento alla luce del sole nel mio partito io non farò campagna elettorale e come me tanti altri giovani che non potranno non guardarsi intorno e scegliere altro. Niente di personale contro Manola ma, adesso mi sono stufato di perdere».