TERAMO – Ha rispolverato il suo tentennante dialetto teramano, si è seduto ai tavoli del Caffè Grande Italia e, sotto ai portici del corso principale, ha ‘ricevuto’ i suoi concittadini, gente normale, amici e politici. Marco Pannella è tornato a Teramo nel giorno del suo 84esimo compleanno, lì dove il 2 maggio 1930 è nato e dove ha mantenuto contatti e il ricordo ancora vivo, nonostante siano passati anni, di una presenza ‘ingombrante’ e qualificante al tempo stesso, in consiglio comunale nei primi anni ’90. «La mia presenza qui è perchè io non mollo – ha detto subito, accendendosi un sigaro e stringendo mani di teramani -. Perchè continuiamo a dare corpo a una battaglia controcorrente, perchè la corrente che stiamo ostacolando già da 40 anni, quella partitocratica; è la rivincita di coloro che battemmo nel ’45, ’46, ’47… Paghiamo quelle conseguenze per cui oggi abbiamo, meno male, il presidente della Repubblica che ha quella storia, quella convinzione, quella cultura e quelli che sono mobilitati tutti i giorni per offenderlo». Pannella salta da una stretta di mano con il sindaco Maurizio Brucchi e i candidati Manola Di Pasquale e Maurizio Acerbo, a una telefonata con il Governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi («Perchè non sei qui? lo hai saputo solo ieri? dovevi saperlo dal cuore…», gli ha detto rimproverandolo), al ricordo dello zio Giacinto, «cattolico risorgimentale come papa Bergoglio…», del minitro Remo Gaspari e dell’onorevole teramano Antonio Tancredi. Accompagnato dal consigliere regionale Riccardo Chiavaroli e dal referente teramano dei Radicali, Vincenzo Di Nanna, il leader radicale protagonista di oltre 70 anni di battaglie civili e «di lotta non violenta, quella vincente», ha rivcevuto anhe la telefonata di auguri del vescovo di Teramo, Michele Seccia, oltre alla stretta di mano di un candidato locale del Movimento 5 Stelle, al quale ha raccomandato «di non raccontarlo a Grillo, altrimenti ti caccia…». Sorseggiando un caffè doppio caldo, ha brindato ai suoi 84 anni, rivolgendo la tazzina verso il vescovado e la cattedrale, ha ricordato una delle battaglie più dure condotte nella sua città natale, contro quel tracciato della tangenziale, il Lotto 0, che «offendeva» il fiume Tordino: «Per permettere a Monsignore di ascoltare ancora ‘li cellit’».
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