TERAMO – Sarebbero finiti nelle banche delle Antille Olandesi, secondo l’accusa, cento milioni di euro provenienti dalla bancarotta fraudolenta dell’ex gruppo Villa Pini, dell’imprenditore Enzo Angelini, grande accusatore della sanitopoli abruzzese. L’ammissione di prove in questo senso, al processo sul crac del gruppo ripreso oggi nel Tribunale di Chieti, è stata chiesta dal pm Giuseppe Falasca che con il procuratore capo Pietro Mennini rappresenta l’accusa. Il Tribunale si è riservato di decidere all’esito dell’istruttoria. E’ quanto emerso dal processo, ripreso stamani a Chieti dopo numerosi rinvii ed un cambio all’interno del collegio giudicante. Con Angelini – unico presente oggi in aula – sono imputati a vario titolo la moglie Anna Maria Sollecito,la figlia Chiara e tre ex componenti del collegio sindacale di Villa Pini. In particolare il pubblico ministero Falasca aveva chiesto l’ammissione fra i testimoni del commercialista e del tecnico informatico che stanno lavorando alla nuova indagine. Per il filone ‘Antille’ risulta indagato Marco Rovella, già commercialista di Angelini, per concorso in bancarotta fraudolenta. La prossima udienza è stata fissata al 20 giugno. "L’unico rapporto che esiste con le Antille Olandesi riguarda una barca. Tutto il resto è pura falsità" ha detto Angelini al termine, fuori dall’aula di udienza. "Nell’anno 1990-1991 io acquisto una barca che si chiama Stella di Mare, questa barca di 26 metri viene arruolata sotto bandiera delle Antille Olandesi. L’unico rapporto economico con le Antille Olandesi erano i 2400 dollari l’anno che noi mandavamo all’ufficio che si occupava della tenuta dei registri contabili del natante battente la bandiera delle Antille Olandesi e venduto nel 1996. Il resto è pura falsità".
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