TERAMO – Nessuna riunione da febbraio, sezione commissariata e una linea politica settaria che ha portato alla scomparsa di Rifondazione Comunista da Teramo. A lanciare l’allarme sulla crisi che sta vivendo il partito di sinistra in città sono due dirigenti storici come Mario Ferzetti, componente del direttivo provinciale e comunale, e Vittorio Melozzi della commissione provinciale di garanzia. “E’ praticamente dal 18 febbraio che Rifondazione di Teramo non si riunisce né nei suoi organismi dirigenti né con gli stessi iscritti”, attaccano in una nota Ferzetti e Melozzi. “Scelta politica gravissima voluta dal gruppo dirigente di maggioranza che, di fatto, ha prodotto il commissariamento della sezione più numerosa della provincia e l’uscita del partito, dopo 70 anni ininterrotti dall’assise comunale”. Secondo i due esponenti, anche dopo il commissariamento si sarebbero svolte delle riunioni in sede, ma senza convocare chi aveva comunque diritto a presiederle. Ferzetti e Melozzi tornano poi sull’ultima campagna elettorale che ha visto la sezione teramana di Rc escludere ogni alleanza, “mentre a Giulianova ci si è alleati al ballottaggio addirittura con la destra di Retko. Discutibile anche l’apparentamento effettuato a Mosciano Sant’Angelo, così come a Pineto addirittura con esponenti gattiani. Il tutto permesso dal segretario di federazione”. A Teramo invece la linea politica è stata “settaria e autoreferenziale, con il risultato che si è riconsegnata la città al centrodestra e che nessun consigliere oggi rappresenti in Consiglio la sinistra”. Di qui il richiamo alle loro responsabilità per gli esponenti che, negli ultimi cinque anni, “hanno portato il partito comunista, dalla percentuale del 2009 che comunque assicurava un consigliere in Comune, a quella odierna”. “E ciò nonostante – chiudono – continuano nella loro azione distruttiva, da veri liquidatori del partito, arrivando persino a chiudere il circolo cambiando la serratura e perseverando nelle loro riunioni carbonare”.
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