TERAMO – E’ bagarre sul regolamento deliberato a maggioranza in Consiglio che disciplina i criteri per le nomine dei rappresentanti del Comune nei Cda di aziende enti e istituzioni. “E’ un regolamento che non regolamenta nulla”secondo gli esponenti dell’opposizione che stigmatizzano un provvedimento che lascia ampi margini discrezionalità al sindaco “in barba a ogni tipo di controllo o vigilanza”. Nel mirino della minoranza, ci sono in particolare i criteri sui vincoli di parentela visto che il documento vieta di nominare figure con legami di parentela al sindaco fino al terzo grado, mentre dall’opposizione era stato chiesto che i limiti fossero estesi anche ai legami di parentela degli assessori e dei consiglieri comunali. A bacchettare il regolamento sulle nomine sono interventuti i consiglieri di minoranza di tutti gli schieramenti: c’era il capogruppo del Pd Gianguido D’Alberto con Manola Di Pasquale, Francesca Di Timoteo e Flavio Bartolini, per Teramo Cambia sono intervenuti Antonio Filipponi e Maria Rita Santone, mentre per “gli arancione” c’era Gianluca Pomante. Quest’ultimo, che minaccia ricorsi, ha criticato fortemente anche i criteri di trasparenza che dovrebbero imporre la pubblicazione dei curricula dei candidati ma anche il provvedimento dal punto di vista della legittimità ritenendo che sia il Consiglio a dover dettare gli indirizzi per i criteri da adottare nelle nomine. Il Consiglio invece,,secondo Pomante, è stato spogliato delle sue funzioni di controllo e indirizzo. Sempre in tema di meritocrazia e controllo, Gianguido D’Alberto e Manola Di Pasquale si sono concentrati sugli aspetti delle competenze maturate dai candidati da esprimere. 2Brucchi – spiegano i due consiglieri del Pd – avrebbe dovuto imporre la presentazione del curriculum da parte dei designati alle cariche di rappresentanza. Invece nel regolamento si dice chiaramente che i candidati “possono”, ma non “devono” presentare il curriculum al sindaco”. All’indice c’è anche un passaggio del regolamento che impone ai nominati di relazionare periodicamente al sindaco, ma non all’intero Consiglio come chiesto dall’opposizione per esercitare le sue funzioni di controllo. “Si tratta di differenze sostanziali che lasciano totale discrezionalità – spiega Di Pasquale – che la dicono lunga su come l’interesse di Brucchi sia finalizzato esclusivamente al mantenimento delle relazioni politiche con i gruppi che lo hanno sostenuto e non al bene della città”. Stoccate sono arrivate infine da Filipponi ai “piagnoni” della maggioranza. “Si sono lamentati delle parzialità fatte dal sindaco, ma sul regolamento delle nomine hanno saputo subito ricompattarsi”.
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