Padre soffoca il figlio di 5 anni nel sonno, aveva problemi psichiatrici

TERAMO – La Squadra Mobile di Pescara ha fermato un uomo di 47 anni, Massimo Maravalle, che ha confessato di aver soffocato nel sonno il figlio adottivo di cinque anni. La polizia è intervenuta nell’appartamento in via Petrarca dopo l’allerta del 118, chiamato dalla madre. I sanitari insospettiti
hanno subito chiamato la polizia. A quanto si è appreso Massimo Maravalle era affetto da psicosi atipica e assumeva regolarmente dei medicinali. Le indagini fin qui svolte hanno stabilito che
l’uomo aveva interrotto i farmaci da 4 giorni. La piccola vittima si chiamava Maxim ed era stata adottata nel maggio del 2012. Secondo una prima ricostruzione sembra fosse un bambino tranquillo che non dava nessun tipo di problemi, tantomeno per scatenare alcuna reazione da parte del
padre adottivo. La Procura della Repubblica di Pescara ha aperto il fascicolo per la morte del piccolo Maxim ipotizzando per il padre il reato di omicidio aggravato. L’arresto di Massimo Maravalle è stato compiuto congiuntamente dalla Volante e dalla Squadra Mobile di Pescara.

I Servizi Sociali: "Mai saputo malatti della malattia"
            
I Servizi sociali del Comune di Pescara seguivano la famiglia Maravalle dopo l’adozione del
piccolo Maxim, ma non sono mai venuti a conoscenza degli eventuali problemi psichiatrici del padre Massimo. Secondo quanto si è appreso, nelle relazioni periodiche, che verranno acquisite dal magistrato, i Maravalle erano addirittura considerati ‘un modello’ dalle rete delle altre famiglie
adottive pescaresi. Si parla addirittura di un padre entusiasta che non aveva mai dato segni di malattie nervose. Domani invece verrà ascoltato domani dalla Squadra Mobile di Pescara lo psichiatra Alessandro Rossi che aveva in cura Massimo Maravalle, il 47enne che stanotte ha soffocato nel sonno il figlio adottato Maxim a Pescara. Il professionista è docente all’Università dell’Aquila, ma a a quanto si è saputo ha esercitato anche a Pescara.

Il vicino di casa: "Il padre viveva per Maxim"

Nell’androne della palazzina di via Petrarca 44 ci sono ancora la bicicletta, il triciclo e la macchinina a motore che il papà aveva comprato a Maxim. Fuori alcuni inquilini in lacrime che non riescono a spiegarsi una tragedia così. "Siamo stati insieme a Maxim e alla mamma fino a dopo mezzanotte – ha detto, all’ANSA l’inquilino dei coniugi Maravalle – per la festa di compleanno di una ragazza di 17 anni che abita nella palazzina. Erano felicissimi. Maxim giocava e sorrideva con tutti. Non c’era il papà, ma loro sono stati con noi fino alla fine. Era tardi, ma Maxim era contento. È una tragedia che non riesco – ha detto ancora il vicino dei coniugi Maravalle – a spiegarmi. Una famiglia a modo. Lui tecnico informatico, lei avvocato. Due genitori che stravedevano per il figlio. Lo avevano adottato che aveva due anni e mezzo. Avevano fatto tanti sacrifici per averlo. Erano stati più di una volta in Russia per le pratiche di adozione. Ma soprattutto il papà viveva per il figlio. Gli comprava regali in continuazione. Vivevano uno per l’altro. Per questo tremo ancora a pensare quello che è successo". L’inquilino ha poi raccontato di aver saputo solo questa mattina, vedendo la polizia sotto casa, della tragedia. "Non pensavo veramente quello che poi mi hanno detto. Stentavo a crederci. Mi sono sentito male e i poliziotti mi volevano portare al pronto soccorso". Poi l’uomo ha raccontato di quanto riferitogli da un’altra persona che abita nel palazzo: "questa notte un’altra inquilina, la ragazza che abita al piano di sotto mi ha detto che la mamma di Maxim l’ha chiamata a casa, dicendo che il figlio non stava bene. La giovane lo ha guardato e ha visto che non si muoveva, che era morto. Il papà era nervoso, e camminava avanti e indietro, ma non diceva nulla. Poi mi ha detto che è arrivata la polizia".