TERAMO – Nomine Team, dopo il Pd e Teramo Cambia anche il Movimento Cinque Stelle attacca il sindaco Brucchi all’indomani del rinnovo del Cda e del collegio sindacale della partecipata. “Nomine fatte secondo la consueta logica della spartizione delle poltrone – attaccano i consiglieri grillini Fabio Berardini e Paola Cardelli – senza condivisione con le forze di opposizione e senza tener conto minimamente dei curricula pervenuti”. I due portavoce ricordano di aver chiesto al Comune la pubblicazione on line dei curricula pervenuti, ma “la richiesta è rimasta senza risposta, evidenziando la volontà del Sindaco di nasconderli”. Forti dubbi ancora “sull’opportunità della riconferma del collegio sindacale poiché, dalle informazioni in nostro possesso, non riteniamo che abbia assolto in modo puntuale i propri obblighi di legge omettendo di segnalare all’assemblea le violazioni di legge circa la trasparenza amministrativa”. Il collegio, continuano i due rappresentanti Cinque Stelle, “vigila infatti sull’adeguatezza dell’organizzazione amministrativa, contabile e sulla corretta amministrazione della società segnalando all’assemblea eventuali fatti rilevanti Per quanto riguarda l’amministratore delegato Luca Ranalli, ci preme sottolineare che alla richiesta del nostro capogruppo Fabio Berardini di accesso agli atti, questi abbia risposto con un diniego adducendo pretestuose motivazioni di intralcio all’attività gestionale della Te.Am.”. I due esponenti tornano dunque a chiedere all’Ad di consegnare ai consiglieri comunali “tutti i documenti utili all’espletamento del proprio mandato così come riconosciuto dalla legge”. Così come il Pd, infine, anche il Movimento Cinque Stelle punta il dito sul mancato rispetto della legge ‘Golfo-Mosca’ sull’equilibrio di genere in seno agli organi delle società partecipate. “Su questa questione – chiudono Berardini e la Cardelli – consulteremo immediatamente la Consob e presenteremo un’interrogazione al sindaco nel prossimo Consiglio Comunale. Se tale violazione fosse accertata, la Consob potrebbe diffidare la società interessata ad adeguarsi alle proprie direttive entro quattro mesi. In caso contrario, la sanzione va da 100mila a un milione di euro”.
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