TERAMO – Rompe il silenzio sulla vicenda Cirsu l’ex presidente Luciano D’Amico e dà la sua versione dei fatti sul maxi-debito da 2 milioni e 250mila euro accumulato dal consorzio di rifiuti nei confronti della Deco e non pagato entro i termini previsti, fine luglio. Sulla questione, l’attuale responsabile Angelo Di Matteo nei giorni scorsi ha presentato un atto di autotutela in tribunale chiamando in causa la gestione di D’Amico e quella di Lunella Cerquoni (tra il 2007 e il 2010). Questa mattina in conferenza stampa a Teramo, l’attuale rettore dell’UniTe e presidente Arpa ha ricostruito la vicenda del consorzio a partire dalla gara d’appalto del ’98 per la scelta del socio privato, fino alla nascita di Sogesa – il braccio operativo del Cirsu che ne deteneva il 51%, il 49% in mano al socio privato Aia spa – e di Cirsu Patrimonio nel 2004. Qui il primo nodo della vicenda, ha spiegato D’Amico, “si scelse allora di gonfiare i patrimoni del consorzio di 3 milioni, con ricadute per le gestioni successive”. Nel 2008 entra in carica Luciano D’Amico che si alterna con la Cerquoni alla guida del Cirsu fino al 2009. I due presidenti si trovano davanti un bilancio 2007 con 7 milioni di fatturato e 5 milioni di perdite per Sogesa.
IL PIANO DI SALVATAGGIO – La parola d’ordine è salvare dal fallimento Sogesa e con essa Cirsu e Cirsu Patrimonio. Il piano di salvataggio prevede la ricapitalizzazione di 2 milioni e 500mila euro e l’ingresso del socio privato: “Le azioni furono fatte pagare ad Aia 10 volte il valore – spiega ancora D’Amico – proprio per uscire dalla situazione di criticità”. Grazie all’operazione, il risanamento porta ad un aumento di fatturato che arriva a 17 milioni ancora nel 2010 mentre la redditività netta segna finalmente il “segno più”. Sono gli anni dell’emergenza rifiuti per la provincia, il piano “D’Amico-Cerquoni” prevede investimenti (1 milione 200mila euro nel 2008) in impiantistica e aumento delle volumetrie: “L’attuale responsabile – aggiunge – ci accusa di aver occultato le volumetrie allora per favorire il privato, non è così visto che solo tra il 2008 e il 2009 abbiamo chiesto e ottenuto 55mila metri quadrati in più”.
L’ACCORDO TRANSATTIVO DEL 2012 – Con la nuova gestione si arriva a giugno 2012 e all’accordo transattivo con cui il Cirsu decide di riacquisire le azioni del socio privato di Sogesa pagandole 2 milioni e 500mila euro: “Nei Cda di Cirsu e Sogesa c’erano le stesse persone – accusa D’Amico – e quindi suona molto strano che la prima decida di riprendersi le azioni della seconda e poi di chiederne il fallimento”. “ll Cirsu è praticamente tornato alla situazione di crisi di sei anni fa, ma di questo non possiamo essere accusati né io né la Cerquoni né Romagnoli (presidente Cirsu nel 2010 ndr.). Il 16 settembre in Tribunale c’è una nuova udienza sul fallimento Cirsu. Sulla vicenda che li vede coinvolti D’Amico e la Cerquoni hanno già fatto depositare in procura una relazione con la loro ricostruzione dei fatti. Intanto, questa mattina in conferenza stampa è intervenuta anche una delegazione di ex lavoratori Sogesa. Da ieri, per una trentina di loro è scaduta la cassa integrazione in deroga ma in vista non ci sono altri ammortizzatori sociali visto che, di fatto, non sono stati ancora licenziati.
MERCOLEDI’ CONFERENZA STAMPA DELL’ATTUALE VERTICE CIRSU – Per mercoledì mattina intanto, l’attuale vertice della Cirsu ha convocato una conferenza stampa in Provincia per "aggiornare sulle attività e lo stato di attuazione del piano di risanamento aziendale e sull’azione promossa da Cirsu nei confronti di Aia di richiesta di sequestro conservativo cautelare del credito vantato nei confronti della società". Durante la conferenza stampa, si legge ancora nella nota di convocazione, sarà fatta chiarezza "sulle inesatte informazioni divulgate da D’Amico, presidente Cirsu nella disastrosa fase di intervento in Sogesa SpA del Gruppo Deco SpA della Famiglia Di Zio".