Ancora trivelle in Adriatico: «Assalto senza sosta»

TERAMO – L’assalto delle trivelle al mare Adriatico prosegue senza sosta: lo scorso 31 luglio la società Enel Longanesi Developments ha presentato una domanda al Ministero dello Sviluppo Economico per ottenere un permesso di ricerca di idrocarburi in un tratto di mare tra Pescara e il Cerrano vasto ben 73.850 ettari, le stesse dimensioni di un parco nazionale come quello della Majella. A denunciarlo è il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua che va all’attacco: "E’ l’ennesima dimostrazione che il mare Adriatico è sempre di più nelle mire delle multinazionali petrolifere – spiega il Forum – favorite dalla sciagurata politica degli ultimi governi italiani, prima Monti, poi Letta e ora Renzi. Quest’ultimo, con il cosiddetto decreto Sblocca Italia – Italia fossile” vuole trivellare praticamente ovunque nel Bel Paese e in Abruzzo". Una "politica miope" secondo i rappresentanti del movimento, che rischia "istradare la nostra regione sulla strada ormai moribonda dell’industria petrolifera, responsabile del collasso ambientale e climatico in atto sulla Terra. Il tutto per favorire gli interessi di pochissimi a discapito dell’economia diffusa, visto che l’industria degli idrocarburi crea pochissimi posti di lavoro rispetto a turismo, fonti rinnovabili, pesca ed agricoltura".

IL SINDACO DI PINETO LANCIA L’APPELLO A REGIONE E PARLAMENTARI – "La possibilità di avere un’area di ricerca di idrocarburi di fronte alll’Area Marina del Cerrano deve essere assolutamente evitata". Queste le parole del sindaco di Pineto Robert Verrocchio che rivolge un appello ai rappresentanti in Regione e Parlamento. "I nostri territori stanno sviluppando un’economia legata al mondo dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile – questo il monito del primo cittadino – anche con progetti a livello europeo. Non vogliamo che questo sia vanificato. Anche in qualità di presidente dell’Assemblea del Consorzio dell’Area Marina Protetta chiedo ai nostri rappresentanti in Regione e in Parlamento di fare qualcosa perché un’Area Marina nazionale riconosciuta a livello comunitario non può essere affiancata dalle trivelle”.