TERAMO – I vertici della Cassa dei Ragionieri a Teramo per illustrare la riforma del sistema previdenziale. Il convegno, promosso dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e Esperti Contabili di Teramo, si terrà martedì alle 9.30 nell’aula conferenze di Confindustria nella sede di Sant’Atto. Per la prima volta a Teramo, parteciperanno i nuovi vertici nazionali della cassa previdenziale con il presidente Luigi Pagliuca, il vicepresidente Giuseppe Scolaro, oltre ai consiglieri Maria Vittoria Tonelli e Fedele Santomauro. Al convegno interverrà anche il funzionario dell’organismo previdenziale Paolo Frontoni. I lavori saranno introdotti da Alberto Davide, presidente provinciale dell’Ordine, dal vice Massimo Mancinelli, e dal presidente della fondazione Maurizio Di Provvido. Il convegno è gratuito e dà diritto a 4 crediti professionali. "Le Casse previdenziali degli Ordini professionali – spiega una nota degli organizzatori – sono al centro di un dibattito sul riordino e sulla riorganizzazione, anche per fare fronte alla crisi economica che ha eroso le parcelle dei professionisti e di conseguenza i contributi versati". Una recente sentenza della Cassazione ha bocciato la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di stabilità 2014 e, di conseguenza, tutte le delibere adottate dalle Casse private prima del 2007, con cui si stabiliva di non applicare rigidamente il metodo del pro rata (calcolo delle pensione retributiva sulla base dei migliori 15 redditi nell’arco degli ultimi 20 anni lavorativi) ma di adottarne uno moderato, attraverso la media dei redditi di tutta la vita lavorativa. "La Cassa dei Ragionieri – continua la nota – ha adottato in questi ultimi anni delle delibere approvate nella convinzione che, così facendo, non solo si sarebbe potuto restituire un po’ di equità intergenerazionale al sistema, ma anche migliorare la stabilità di lungo periodo che è minacciata dal quasi totale azzeramento del flusso demografico in entrata". Proprio per questo l’Ente ha adottato di recente una nuova riforma previdenziale che aumenta l’età pensionabile e anche l’aliquota contributiva minima obbligatoria dovuta dagli iscritti. Una riforma dura che alla luce della sentenza della Cassazione, rischia di non bastare perché con questa pronuncia, solo di arretrati, dovranno essere versati subito 200 milioni di euro, abbattendo immediatamente il 10% del patrimonio. Inoltre, ci saranno 15 milioni in più da pagare ogni anno.
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