ATRI – Oltre 15mila le firme raccolte dai comitati “Il San Liberatore non si tocca” e “Difesa Ospedale” per salvare il punto nascita di Atri. La raccolta firme è stata chiusa in questi giorni, spiegano in una nota i promotori (Pierfrancesco Macera, Gianpiero Reitano, Roberto Marchione e Mario Marchese). In tutto sono stati più di 4mila gli atriani che hanno sottoscritto il documento redatto dai due comitati, mentre le altre firme provengono dalle vicine Silvi, Pineto e Roseto, oltre che da Pescara (2mila) e altri comuni del Teramano. “Non è una battaglia campanilistica – precisano i promotori in una nota – la raccolta firme è stata imponente e senza sosta, dimostrando non solo l’importanza strategica del punto nascita, ma anche la sussistenza di tutti i requisiti previsti dal Decreto Fazio e degli alti standard qualitativi e di professionalità che caratterizzano i reparti di Neonatologia e Pediatria dell’ospedale San Liberatore”. “Con questa battaglia – continua la nota – i cittadini hanno voluto lanciare un forte segnale a tutta la politica, sia quella di centrodestra sia quella di centrosinistra”. Il documento, assicurano i due comitati, sarà consegnati ai rappresentanti delle istituzioni locali e soprattutto regionali e “se non dovesse essere sufficiente, siamo pronti ad andare avanti con manifestazioni di protesta perché riteniamo inaccettabile che la politica volti le spalle alle richieste avanzate da oltre 15mila persone, molte più di quelle che hanno dato sostegno nelle scorse elezioni regionali al candidato più votato”. Nei giorni scorsi, lo stesso Consiglio regionale aveva votato all’unanimità una risoluzione per per scongiurare lo stop dei quattro punti nascita (Atri, Sulmona, Penne e Ortona, quelli cioè sotto i 500 parti annuali), a rischio chiusura nell’ambito delle misure per consentire il rientro della sanità abruzzese dal commissariamento. Nello stesso consiglio, l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci aveva elencato come priorità la nomina di un “tavolo tecnico-scientifico alla luce delle novità legate al nuovo patto della salute, di un tavolo istituzionale e l’attivazione del trasporto per le emergenze neonatali". "Dovremo prenderci il tempo necessario prima di assumere qualunque decisione – aveva poi aggiunto – va sottolineato che il tasso di natalità in Abruzzo da qualche anno a questa parte fa registrare una costante flessione. Con questi numeri per l’Abruzzo è difficile pensare di avere sul proprio territorio gli attuali 12 punti nascita. Ma la questione non è legata solo alla sopravvivenza, ma anche alla loro qualità. L’obiettivo principale è mettere in sicurezza i punti nascita con le reti STEN e STAM. Allo stato, i punti nascita abruzzesi non sono in regola e nei prossimi mesi dovremo avviare un’azione di messa in sicurezza secondo gli standard nazionali".
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