TERAMO – (Jacopo Di Francesco) Tre punti d’oro per il Diavolo. Al Bonolis, davanti a un migliaio di tifosi con una buona presenza dall’Emilia, i ragazzi di Vivarini prendono subito in mano la gara e nel primo quarto d’ora impegnano tre volte l’estremo difensore granata: capitan Bucchi lo infila al secondo tentativo (11′) dopo una bella azione sulla destra del solito Scipioni. La Reggiana sembra non esserci, il Teramo funziona alla grande con la difesa a tre e il pressing impedisce agli ospiti di creare problemi a Tonti, bravo in un’uscita alla mezz’ora. Pochi minuti dopo Di Paolantonio reclama un rigore – insieme a tutto lo stadio – che sembra esserci, ma l’arbitro si attirerà critiche fino al 90′. I biancorossi non mollano, Bucchi sbaglia da un metro dopo la cavalcata di Masullo e Speranza va largo di poco su calcio d’angolo. Unico brivido il gol annullato per fuorigioco al 46′.
Nel secondo tempo la Reggiana entra chiaramente con un’altra testa, sale di molto l’intensità (partita veramente godibile) e il Teramo risponde bene. Sbaglia in area Masullo, che ha dato davvero tanto, e poco dopo Perrotta disinnesca Sinigaglia con una gran scivolata: il 3 con il nuovo modulo è un altro giocatore. C’è una bella atmosfera al Bonolis, la tribuna supporta la curva, i teramani apprezzano lo spirito e soprattutto il cambio di mentalità della squadra. Molto applaudito uno striscione dedicato a Cucchi e Sandri (oggi anniversario della morte del tifoso laziale) di accusa verso lo Stato. I cambi alzano gli ospiti, bravo Vivarini a mettere dentro Bonaiuto per ripartire; infatti al 78′ se ne va con due ‘sombreros’ ma strozza troppo il tiro: applausi a scena aperta. Il neo entrato Tremolada decide che non è giornata per segnare e nel giro di due minuti grazia Tonti, prima rasoterra poi di testa. Diakite non impeccabile in entrambi i casi. Nel finale ancora un contropiede guidato da Bonaiuto, palla in mezzo per Di Paolantonio ma Feola si supera. Grande festa al triplice fischio, Teramo secondo a -5 dall’Ascoli, anche se conviene ancora guardarsi le spalle. Ma si può sognare.