Tragedia ai Prati di Tivo: muoiono in escursione il responsabile del soccorso alpino e un cliente

TERAMO – Aveva rischiato la vita decine e decine di volte, ma per soccorrere altri. E ne aveva salvati a decine. Oggi il destino non ha risparmiato lui, ed è stato crudele. Lo ha strappato alla vita, Pino Sabbatini, a 51 anni. La montagna era la sua seconda casa, la sua vita e la sua passione. Oggi era al lavoro: insegnava agli altri ad andare in montagna, a rispettarla. Era con un escursionista, David Remigio 43enne pescarese istruttore di surf e snowboard, e stavano arrampicando sul Canale di Mezzo. Una giornata come tante alte, insomma, su una via che aveva percorso centinaia e centinaia di volte. Tanto abituale che sul suo profilo Facebook, Sabbatini ha postato una immagine che oggi è tristemente l’ultima prima della tragedia, proprio nel punto in cui poi è precipitato. Un movimento di neve improvviso, una piccola slavina li ha travolti. Piccola ma sufficiente per farli precipitare, rovinosamente, verso valle. Una caduta inesorabile, per tutti e due, verso il versante dei Prati di Tivo a pochi passi dalla ‘testa’ del Pilone e dalla Madonnina. Qualcuno si è accorto della caduta ed è scattato l’allarme. La tragedia si è verificata poco prima delle 13:30. Ai colleghi della stazione di Teramo del Cnsas, il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino, di cui Pino era responsabile della stazione di Teramo, è toccato il duro compito di andare a riprenderlo, come lui aveva fatto tante volte, l’ultima in occasione della recente ed ennesima tragedia sul Gran Sasso, lo scorso 15 novembre, quando morirono durante un’escursione due alpini pugliesi. Le salme sono state recuperate dai soccorritori e portate all’obitorio dell’ospedale Mazzini di Teramo, dagli elicotteri del 118 dell’Aquila e del Corpo Forestale dello Stato.

La ricostruzione della tragedia. Sabbatini e il suo cliente erano in fase di discesa. Tecnicamente stava scendendo "in conserva" ovvero scendevano insieme sul pendio per ritornare alla base ai Prati di Tivo. L’escursione li aveva portati per la stessa strada di discesa, sopra il vecchio ‘Pilone’, in un canale che si addentra in obbliquo rispetto al fronte del massiccio e si biforca verso il Corno Piccolo. Ci sono almeno due testimoni di quanto è accaduto, che si trovavano ad un’altezza superiore rispetto a Sabbatini e all’altra vittima. Una cornice di neve soprastante i due si è staccata dalla parete, forse per effetto del rialzo termico che ha caratterizzato le ultime 24 ore, e ha travolto in due che erano legati tra di loro dalle corde, trascinandoli per un tratto e facendoli precipitare poi per circa 2-300 metri, fino al fondo del canale, sulle rocce. Entrambi sono morti sul colpo e i soccorsi, nonostante tempestivi, non sarebbero comunque serviti a salvargli la vita.  

Chi era Pino. Pino Sabbatini era molto conosciuto per la sua attività e anche per la sua famiglia sportiva. Le figlie Eva e Gaia sono due campionesse dell’atletica teramana e la moglie, Mariella. è sovrintendente capo del Corpo Forestale dello Stato, ex comandante della stazione di Pietracamela. Sabbatini era uno dei massimi esperti di montagna, dotato di grande esperienza e preparazione. La sua competenza in quota aveva fatto da scuola a tantissimi altri soccorritori del gruppo teramano e regionale, e il suo lavoro di istruttore ne faceva un alpinista di grande affidabilità. Guida alpina nonché volontario del Corpo Nazionale Soccorso Alpino (Cnsas) dell’Abruzzo, tecnico di elisoccorso e capostazione della stazione Cnsas di Teramo, amava tutto quello che lo portasse a contatto con la natura, l’ambiente, possibilmente in quota. Amava la dimensione verticale, amava abbrancare la roccia, amava trasmettere questo suo trasporto agli altri. Accompagnato dal suo inseparabile cane – che sottoponeva agli stessi ‘stress’ suoi -, Pino aveva anche scalato e bene. Guida alpina, maestro di escursionismo, esperto valanghe dell’Aineva, profondo conoscitore di vie e pareti del Gran Sasso e delle montagne abruzzesi, era stato anche in Nuova Guinea, sui 5mila metri della Piramide di Carstensz o in Nepal. sui quasi 7mila dell’Ama Dablam. Era anche maestro di mountain bike e ciclismo fuoristrada: la settimana scorsa era stato ritratto mentre pedalava con la sua bike addirittura all’interno del cratere del Vesuvio…