TERAMO – Approda al Parlamento, per iniziativa del vicepresidente democrat Roberto Giachetti, la vicenda sollevata dal Comitato dei soci scontenti della Banca di Teramo, che di recente ha denunciato casi di vessazione nei confronti di alcuni clienti e soci dell’istituto di credito di viale Crucioli. Il parlamentare del Pd ha infatti presentato una interrogazione a risposta scritta ai ministri dell’Economia e della Giustizia affinchè approfondiscano la situazione e se di conseguenza “intendano assumere iniziative normative per rafforzare i controlli sul sistema bancario", sopratutto in Abruzzo, anche alla luce delle vicende Tercas-Caripe. L’iniziativa parlamentare trae origine dalla segnalazione dei radicali teramani di Amnistia Giustizia e Libertà, e cita i numerosi servizi apparsi sulla nostra emittente e sugli altri organi di informazione locali circa “l’obbligo imposto a piccoli imprenditori di acquistare quote azionarie della Banca di Teramo per poter accedere a finanziamenti o addirittura l’imposizione di tassi di usura; il tutto millantando credito e coperture in settori della magistratura teramana e di Bankitalia per scoraggiare denunce o proteste". Non c’è soltanto l’attività bancaria anomala al centro dell’iniziativa parlamentare di Giachetti: c’è anche il riferimento alla nomina di Gianni Chiodi alla presidenza del collegio dei revisori dei conti, sull’opportunità della stessa in presenza nel Cda della banca del suo socio di studio Carmine Tancredi. Anche le motivazioni delle dimissioni dei predecessori di Chiodi sono poste all’attenzione dei due ministri dal parlamentare del Pd e dai radicali, anche perchè messi in relazione con i presunti dissidi sulla gestione finanziaria del direttore generale Fernando De Flaviis. Per quest’ultimo, tra l’altro, si tratta della terza volta nella sua carriera di finire in una interrogazione parlamentare. Accadde già nel 2009 quando a chiamarlo in causa, quale commissrio di Bankitalia della Banca popolare emiliana-romagnola, fu il senatore dell’Italia dei valori, Elio Lannutti, che è tornato a farlo nel 2011 a proposito di Banca Tercas, per citare il suo coinvolgimento quale ex direttore generale Tercas in una inchiesta della procura di Ascoli Piceno proprio sul reato di usura bancaria.
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