TERAMO – Ennesimo episodio di aggressione nei confronti di due agenti di polizia penitenziaria questa mattina nel carcere di Castrogno. Un detenuto italiano di 34 anni, trasferito a Teramo dal carcere di Pescara con gravi patologie psichiatriche e infettive, si è scagliato contro un sovrintendente e un ispettore che erano intervenuti per sedare una colluttazione tra lui e il compagno di cella per futili motivi. Nell’aggressione i due agenti sono stati colpiti ripetutamente in varie parti del corpo con uno sgabello, al punto che hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Teramo. A denunciare l’ennessima aggressione è il segretario provinciale del Sappe, il più numeroso sindacato di polizia penitenziaria, Giuseppe Pallini che ricorda come si tratti solo dell’ultimo episodio, che segue altri verificatisi nell’ultimo giorno dell’anno quando una detenuta ventenne con le stesse patologie aveva colpito alla testa, con uno sgabello, un altro ispettore o alla vigilia di Natale: in quel caso un uomo ristretto nel reparto di alta sicurezza era stato più volte trasportato al reparto di psichiatria del Mazzini di Teramo dopo aver distrutto gli arredi di una cella e il tentativo di aggressione al personale di servizio, fino all’applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio. Anche ai primi di dicembre un sovrintendente era stato colpito a una mano con il manico di una scopa da un altro detenuto con patologie psichiatriche e sempre del circuito dell’alta sicurezza che si rifiutava di rientrare in cella. «Questi gravissimi episodi accaduti a distanza ravvicinata di tempo altro non sono che la punta di un iceberg di un problema, quello della gestione dei detenuti psichiatrici – dice Pallini del Sappe -, mai risolto dall’amministrazione penitenziaria regionale che si protrae da diversi anni». Da tempo il sindacato denuncia la promessa non mantenuta, di allestire idonee stanze e reparti dove far alloggiare i detenuti sofferenti di questa patologia: «Hanno lasciato il compito di sorvegliarli, curarli e contenerli senza alcun strumento al personale della polizia penitenziaria che di certo non ha la necessaria preparazione professionale per farlo. Sarebbe auspicabile, vista l’escalation di aggressioni nei penitenziari italiani nell’ultimo anno che il Parlamento approva al più presto la legge per dotare le forze dell’ordine e in particolar modo la polizia Penitenziaria della pistola elettrica “TASER” – conclude il Sappe -».
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