TERAMO – Bancarotta è l’accusa cardine dell’inchiesta che il pubblico ministero Stefano Giovagnoni ha avviato per chiarire le dinamiche di gestione societaria che hanno portato al fallimento di Sogesa, ex braccio operativo del consorzio dei rifiuti Cirsu. La notizia, pubblicata questa mattina dai quotidiani, eriferisce di sette indagati tra i quali anche l’attuale rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, nelle sue vesti di presidente del Cirsu fino al 2010, anno in cui lasciò la società e gli subentrò Angelo Di Matteo. L’inchiesta muoverebbe i suoi passi proprio dalla denuncia presentata da quest’ultimo. Il rettore ha subito replicato, definendo "farneticanti" le ricostruzioni che si fanno della vicenda e ha annunciato una controquerela per gli stessi fatti e per una richiesta di danni: «Ho letto dai giornali – dice D’Amico – e provo a immaginare i contenuti e mi sembrano farneticanti. Ho già dato mandato ai legali per procedere con una controquerela proprio sui fatti di cui si parla, che credo si allargherà poi anche a una citazione per danni. Perchè è incredibile come si possano travisare i fatti e la gestione di Cirsu che è una gestione del 2008. Sono comunque convinto che la magistratura saprà fare ottimamente le sue verifiche e proprio questo aspetto mi dà serenità». Il rettore di dice anche sorpreso di come lo si possa accusare in sostanza di aver ‘svuotato’ una società all’interno della quale ha portato capitali freschi: «Le contestazioni le definisco sin d’ora farneticanti – aggiunge D’Amico – perchè le nostre operazioni in Cirsu consentirono di risanare sia il consorzio che Sogesa, portando denaro fresco nelle casse che permise di risanare i bilanci. Cosa sia successo dal 2010 a io non so. Leggo però di operazioni che francamente non comprendo sia dal punto di vista econmico e non mi permetto di dire dal punto di vista giudiziario, perchè su questo indagherà la magistratura. Certo, la mia gestione e quella di Lunella Cerquoni, che ha assunto il mandato dopo di me, è stata una gestione che ha portato risorse, aumentato il fatturato e creato le condizioni non solo per la sopravvivenza, ma anche per lo sviluppo e il rilancio del polo tencologico. Oggi leggo solo di fallimenti già dichiarati, del probabile fallimento del Cirsu e qualcuno di questo dovrà rendere conto. Bisognerà render conto di questo fallimento e non del rilancio del 2008 – ha concluso Luciano D’Amico».
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