Teramo rivendica l'ultimo baluardo e strappa qualche promessa a Paolucci

TERAMO – Consiglio comunale straordinario a Teramo sulla sanità per sapre da D’Alfonso ma senza… D’Alfonso. Ma c’era l’assessore alla sanità, Silvio Paolucci che almeno una buona notizia l’ha portata a Teramo e ai teramani (intesi come cittadini della provincia sanitaria): non ci saranno tagli e c’è bisogno al più presto dello sblocco delle assunzioni per riequilbrare il gap della Asl teramana tra personale e posti letto (che segna un considerevole meno 650 dipendenti). Il sindaco Brucchi ha quasi supplicato il vertice regionale di non togliere a questa provincia anche un ospedale degno di questo nome. Ha ribadito come non condivida la ipotesi di una Asl unica (che Paolucci ha invece ribadito come necessità di unificare le scelte sotto il profilo amministrativo, lasciando ai territori potere decisionale sul piano prettamente sanitario, ma ha soprattutto chiesto che sugli ospedali di secondo livello e sulla ripartizione dei fondi Teramo non venga penalizzata rispetto all’Aquila. «Vogliamo quello che ci spetta» è stato l’appello del primo cittadino su cui si sono sintonizzate un pò tutte le forze in campo, dalle opposizioni ai sindacati, perfino ai vertici della Asl locale. E come un avvocato lanciato nell’appello disperato al tribunale che dovrà decidere del suo cliente, Brucchi ha chiesto in subordine, almeno l’individuazione di un teramano quale superdirettore generale della futura Asl unica. Una provocazione? Chissà, sta di fatto che Paolucci non si è sbilanciato più di tanto sotto l’aspetto della localizzazione del famoso ospedale di secondo livello, facendo capire che saranno comunque due e quattro quelli di primo livello, che si investirà per il 60% sulla medicina del territorio e per il 40% sulle eccellenze ospedaliere e come sotto questo aspetto Teramo non sarà lasciata da parte. E per quanto riguarda il riequilibrio dei fondi sanitari regionali, dirottati dalla vituosa e in attivo Asl teramana spesso volentieri a risanare i bilanci deficitari aquilani, Paolucci non ha detto no, ma nemmeno sì, alla richiesta di un criterio basato sulla distribuzione pro-capite. Insomma, Teramo potrebbe sempre più scommettere su un futuro di vero hub dell’emergenza, aprendo la caccia alla terapia intensiva neonatale, unica eccellenza mancante alle quattro richieste, per confidare nel traguardo del secondo livello ospedaliero. Basta accorgersi che su questa lunghezza d’onda le forze in campo, anche quelle contrapposte politicamente, sono lì, l’una al fianco dell’altra e chissà fin quando non consapevolmente.