TERAMO – Il Comune di Teramo chiederà un conto salato a quelle imprese che, una volta eseguiti lavori che coinvolgano il suolo pubblico, non effettueranno il ripristino allo stato originario. La problematica è al vaglio della commissione Lavori pubblici del comune, presieduta dal consigliere di Futuro In, Franco Fracassa: l’obiettivo è quello di prevedere un regolamento in cui penali e cauzioni saranno commisurate al valore della proprietà pubblica e alle modalità e fattura del ripristino. E’ ancora viva nei ricordi dei cittadini la polemica sul rifacimento della pavimentazione di via Savini, dopo gli interventi per la realizzazione dei sottoservizi che avevano lasciato una traccia evidente nel fondo in porfido. Da quella esperienza, deriva l’intenzione dell’amministrazione di ottenere un indennizzo adeguato da chi, privato o Ente, farà danni e non li riparerà. «Ci siamo resi conto purtroppo che spesso i cosiddetti ripristini sono fatti male – spiega Fracassa – e allora prevederemo cauzioni rimodulate ai tempi. Quelle esistenti sono vecchie anche di trent’anni e spesso alle ditte conveniva non ritirarle piuttosto che ripristinare i luoghi». D’ora in poi non "riparare" una pavimentazione in ‘sampietrini’ costerà alla ditta esecutrice dei lavori su suolo pubblico una cauzione di 500 euro a metro lineare. «Crediamo che la ditta starà attenta, molto attenta, ad eseguire ii ripristino ad arte». Sotto certi aspetti per il Comune sarà anche un modo per sopperire alla mancanza di fondi per le manutenzioni, prevenendo i danneggiamenti delle sede stradali con un congruo indennizzo.
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