TERAMO – «In Tercas c’è stato chi ha preferito seguire la filosofia del tanto peggio, tanto meglio ma questo ha portato la banca a quello che è stato». A distanza di quattro anni dalle sue dimissioni, a quasi tre dal suo arresto, Antonio Di Matteo, l’ex direttore generale dell’istituto di corso San Giorgio, commissariato nel maggio 2012, è tornato a parlare della banca che aveva lasciato nel settembre 2011, all’inizio del caso giudiziario e finanziario che poi ha travolto l’istituto. Nella nostra trasmissione App di ieri sera, Di Matteo ha voluto offrire una diversa valutazione della sua figura di amministratore Tercas indicato come il dominus del crac da oltre 600 milioni di euro: non c’era un solo uomo al comando, bensì un livello organizzativo a grappolo dove dal cda ai dirigenti, c’erano molte persone che sapevano.
Tercas, secondo Di Matteo, poteva non essere commissariata e Bankitalia ha ecceduto nelle valutazioni perchè gli ispettori sono uomini, m4 su questo ha inciso anche l’atteggiamento di deresponsabilizzazione messo in atto da buona parte della dirigenza della Banca dopo la sua uscita: bastava che spiegassero i comportamenti.
«Io ho deciso di fare un passo indietro – ha aggiunto Di Matteo – per dare un mano alla banca e al territorio. Un ogano di vigilanza può anche non commissariare una banca e sarebbe sufficiente per questo che si dimettesse tutto il management. Questo a Teramo non c’è stato». Secondo l’ex direttore generale anche il tentativo di accostare alla sua persona le vicende dei rapporti tra Tercas e San Marino, avviati prima del suo arrivo nel 2003 da altri direttori generali, sono una strategia dell’individuazione di un solo responsabile.
E il rapporto con Nisii, che della banca era il presidente? «L’unico appunto che potrei muovere all’avvocato è quello di non aver difeso l’istituto come avrebbe potuto e dovuto fare. Ma sono convinto che anche Nisii uscirà da questa situazione».
Il processo di gennaio secondo Di Matteo chiarirà molti aspetti, dovrà dare una risposta «sul perchè tra le contestazioni non c’è quella del falso in bilancio», e quale ruolo hanno avuto sulla vicenda non solo gli ispettori di Bankitalia e della più importante società di revisione: «Quello che dicono su Tercas, in Tercas non è mai accaduto. Io sono convinto che assieme ai miei avvocati riusciremo a dimostrare la mia assoluta innocenza sui fatti».