TERAMO – L’addio alla maggioranza di Raimondo Michelli e Dominco Sbraccia di Fratelli d’Italia potrebbe non essere l’unico strappo con cui il sindaco Maurizio Brucchi sarà chiamato a fare i conti visto che anche Alfonso Di Sabatino Martina, dei “Popolari per Teramo”, è pronto a fare le valige. A dichiararlo apertamente è lo stesso Di Sabatino sbottato dopo la cena di maggioranza che martedì sera il primo cittadino ha convocato per “testare” umori e orientamento dei suoi. E se da un lato il sindaco ha mostrato soddisfazione per l’esito di un confronto nel quale i consiglieri gli avrebbero rinnovato la fiducia, strascichi di malcontento non mancano. Non è sfuggito ad esempio il silenzio osservato durante la riunione da Di Sabatino il quale ha ritenuto di commentare che «il silenzio a volte è più eloquente della parola». Ovvero? «Non ho rilevato nulla di diverso che un coro di solisti e una retorica spicciola del buonismo, della stanchezza del secondo mandato, dei problemi economici con chi si è chiamati a fare in conti. Tutti alibi stucchevoli. Chi è in politica sa bene che questi sono problemi noti con cui bisogna misurarsi. Il problema è che faccio fatica a intravedere un cambiamento». E il cambiamento per Di Sabatino passa per uno scatto di qualità che andrebbe fatto spodestando alcuni elementi della giunta Brucchi («va ridotta per numeri di assessori e indennità»). Di Sabatino continua: «Ringrazio il sindaco per la riconoscenza che mi esprime pubblicamente, ma resta il fatto che non sono stati apportati correttivi. Se non si cambia registro non posso sostenere l’insostenibile. Ho sbagliato ad appoggiare questa maggioranza, e ritengo che solo gli stupidi non possono cambiare idea. Da normodotato faccio le mie valutazioni e andarsene è la logica conseguenza senza un cambiamento». Di Sabatino poi lancia una provocazione: «Io non voglio posti in giunta, me ne infischio, ma voglio qualità. A questo punto mi chiedo: visto che la vecchia squadra funzionava, perché Chiodi, Gatti e Di Dalmazio non tornano a prendere le redini? Visto che i loro gruppi sono in difficoltà è giusto che i più autorevoli scendano in campo al posto dei loro uomini. Il sindaco potrebbe chiamarli da assessori esterni e salvare il salvabile»
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