La maggioranza boccia la sfiducia a Milton, che non si dimette

TERAMO – Chi pensava (e anche chi sperava) che la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio comunale Milton Di Sabatino potesse essere buccia di banana per la maggioranza di centrodestra che governa la città di Teramo, si è sbagliato. I 19 ‘no’ contro i 12 ‘sì’ alla quarta votazione (saltando la terza per accordo comune), ha mandato agli archivi la vicenda, che ha vissuto anche toni molto accesi fin quasi allo scontro personale. Resta il passaggio politico che questa iniziativa della consigliera di opposizione ex grillina Paola Cardelli ha sollecitato: la verifica della tenuta della coalizione del sindaco Maurizio Brucchi, ma anche i paletti che da oggi si ritrovano tra i consiglieri di opposizione. Si sbagliava anche chi credeva che – come ‘spifferato’ nella maggioranza -, Milton Di Sabatino si dimettesse subito dopo l’esito, scontato, della votazione sulla mozione. «Non mi dimetto assolutamente – ha ribadito nella conferenza stampa tenuta dopo il consiglio – e non rimetto nelle mani del sindaco la mia disponibilità a farlo se non nei termini che un ruolo all’interno di una coalizione presuppone: la mia presidenza è proposta dalla maggioranza e la maggioranza se vuole può revocarmela». 
Paletti anche nell’opposizione. Ma se nella maggioranza esistono distinguo, con la nascita di un nuovo gruppo civico, quello di Dodo Di Sabatino Martina, con il consigliere di Fratelli d’Italia-An Raimondo Micheli, che ‘vieta’ di chiamare di centrodestra la coalizione («questa è una maggioranza di centro, la destra non è rappresentata»), e la consigliera Alessia De Paulis ha annunciato il suo ultimo intervento da capogruppo di Forza Italia (per passare con Dodo), anche nella minoranza l’aria è tesa. Dopo la separazione tra Cardelli e Berardini in casa Movimento 5 stelle, un altro divorzio ufficiale è stato sancito oggi: quello tra l’ex candidato sindaco Gianluca Pomante e la consigliera di Teramo 3.0 Maria Cristina Marroni. E’ stato il consigliere arancione, nel suo intervento in cui ha sottolineato di essere «opposizione della maggioranza, ma anche opposizione di questa opposizione», ad annunciare la fine dell’esperienza comunale della sua lista "Finalmente Pomante", e ha chiesto alla Marroni, di «avere l’eleganza di abbandonare il gruppo». Si è sentito rispondere che il «gruppo non è mai esistito».
Sfiducia, fatto personale o politico? Il consiglio è vissuto sugli interventi di chi, nella minoranza, ha voluto ribadire che la mozione è affare istituzionale, oppure tecnico-amministrativo, ma non personale e chi come la Cardelli, ne ha fatto proprio un’iniziativa spinta da motivazione personalissima ma dal sapore profondamente e quasi dolorsamente politico, come poi ha confidato, ritenendosi «per la prima volta veramente soddisfatta di quello che ha provocato in consiglio la mozione: Di Sabatino sarà costretto dal sindaco a dimettersi e lo stesso sindaco avrà problemi all’interno della sua maggioranza». Istituzionale secondo il Pd, è la sfiducia espressa contro Milton Di Sabatino: «Non come persona – ha tenuto a precisare il capogruppo Gianguido D’Alberto – ma sul piano della mancata condivisione della sua elezione a differenza di quanto avvenne cinque anni prima con Angelo Puglia, presidente individuato grazie anche all’opposizione. Questo presidente – ha detto D’Alberto – è organico alla maggioranza e questo svilisce il ruolo istituzionale del consiglio». Più caustico Maurizio Verna che ha ricollegato questo banco di prova nella crisi della coalizione avversaria: «I consiglieri che pensano di diventare assessori di Brucchi si sveglino: il sindaco – ha detto il consigliere Pd – non cambierà niente, al massimo uno o due assessori e solo quelli che chiederanno di essere tolti». gli fa eco Alberto Melarangelo, che almeno suggerisce un consiglio per evitare bagarre e aspettative in seno ai delusi: «Si stabilisce che il prossimo presidente del consiglio rinunci all’indennità di 1.800 euro al mese. Solo così nessuno ambirà più a quel posto». Per Filipponi di ‘Teramo cambia’, la mozione è stata come «un raffreddore per un malato terminale», per Francesca Di Timoteo «Milton Di Sabatino non è stato imparziale e il livello del consiglio non è più gratificante per i più giovani consiglieri». Per Flavio Bartolini, infine, «Brucchi è sindaco commissariato da Gatti».
Di Sabatino Martina bacchetta ancora e lancia la civica. Dodo torna a lanciare stilettate oltre che la sua nuova civica ("Teramo soprattutto" si presenterà sabato mattina). Chiamato a pronunciarsi sulla mozione allo zio presidente del consiglio, l’ex vicesindaco si è chiamato fuori ricordando che «l’imboscata è politica con la ‘pi’ minuscola e io non ci sto. Perche se non ci stai più devi dirlo in faccia e non nel segreto di un bussoltto». La voce di Futuro In è stata quella del capogruppo Giovanni Battista Quintiliani, che ha bollato la mozione come «inaccettabile pretesto per parlare dei presunti o veritieri rapporti in maggioranza». Insomma un cavallo di troia scoperto e incendiato da una votazione netta.
Il sindaco affonda sul Pd: «Non parlate proprio voi di imposizioni». E il sindaco? Brucchi ha chiuso il consiglio avviandolo verso la votazione della mozione, replicando agli attacchi del Pd sulla mancata condivisione del presidente del consiglio: «Da quale pulpito arriva la predica? Da quel Pd teramano che nel 2004 subì l’imposizione del candidato sindaco Befacchia? Che nel 2009 fu obbligato a votare il candidato sindaco Paolo Albi, che era stato presidente del consiglio con il centrodestra? E l’anno scorso Manola Di Pasquale, finalmente una donna del Pd, dopo aver accoltellato chi aveva studiato da sindaco, Giovanni Cavallari?».