Follia, donne e fascismo in mostra alla biblioteca provinciale

TERAMO – “I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista” è la mostro foto-documentaria a cura di Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante che sarà inaugurata martedì 8 marzo dal rettore dell’Università degli studi di Teramo Luciano D’Amico. L’inaugurazione si terrà alle 12 nella biblioteca provinciale “Melchiorre Delfico”. L’iniziativa si aprirà alle 9,30 nei locali dell’Archivio di Stato con la presentazione del catalogo della mostra. Alla presentazione, presieduta da Carmela di Giovannantonio, dell’Archivio di Stato, interverranno Maddalena Carli, storica dell’Università di Teramo; Francesco Saverio Moschetta, medico psichiatra; Nicola Serroni, direttore del Dipartimento di Salute mentale di Teramo; Roberto Fagnano, direttore della Asl di Teramo; Maria Teresa Spinozzi, della Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo. Per l’occasione saranno esposti anche i documenti del Fondo Archivio storico dell’Ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate. La giornata proseguirà con “Lettere dal Manicomio di Teramo” il reading musicale con letture di Maria Rosa Milani e Roberto Di Donato e intermezzi musicali del violinista cantante Paolo Buconi che si terrà alle 17,30 nella biblioteca provinciale. La mostra rimarrà aperta fino al 31 marzo. «L’idea di realizzare una mostra sulle donne ricoverate in manicomio durante il periodo fascista – si legge nella nota introduttiva degli autori del catalogo Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante – nasce dalla volontà di restituire voce e umanità alle tante recluse che furono estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca. Ci è sembrato importante raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini abbiamo affiancato le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche. L’ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate di Teramo, in questo senso, è stato un osservatorio privilegiato,il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso così di recuperare una parte fondamentale della memoria regionale e di restituirla alla collettività. La mostra è stata impaginata in modo da far riflettere sia sulla storia manicomiale del nostro Paese, sia sulle diverse categorie di donne che furono colpite dalle misure restrittive».