TERAMO – Morì il 27 settembre dello scorso anno mentre stava giocando a calcio con i compagni sul campo sportivo ‘Pavone’ di Pineto: Marco Calabretta, 9 anni, di Pineto, fu stroncato, come stabilirono l’autopsia e i successivi esami effettuati dai due consulenti nominati dalla Procura, da un arresto cardiocircolatorio causato da una fibrillazione ventricolare alla cui base c’era una malformazione congenita. Una morte per la quale nei giorni scorsi il pm Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo, ha chiesto l’archiviazione delle posizioni di due indagati: il medico che aveva rilasciato il certificato di idoneità sportiva e il medico del 118 che soccorse il bambino subito dopo il malore.
La patologia di cui soffriva il bambino, infatti, sarebbe stata rilevata solo con un ecocardiogramma, esame che però le norme non prevedono in caso di rilascio di certificato di idoneità sportiva per attività non agonistica, come in questo caso. Di conseguenza, secondo la Procura, nessun rilievo può essere mosso al medico sportivo che aveva rilasciato il certificato e che aveva correttamente eseguito gli esami (visita ed elettrocardiogramma) stabiliti dalle normative, non essendoci tra l’altro fattori di rischio conosciuti che avrebbero imposto un ulteriore approfondimento. Da qui la richiesta di archiviazione.
Diversa la posizione del medico del 118, rispetto al quale veniva ipotizzata un’omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore che pure era disponibile. Secondo la perizia, però, essendo passati circa sette minuti dal momento in cui il ragazzino si era sentito male e l’arrivo dei soccorsi, ed essendo fondamentale il fattore tempo nella defibrillazione, nel caso in questione una condotta diversa del medico del 118 non avrebbe comunque scongiurato la morte del piccolo Marco. Da qui la richiesta di archiviazione anche per la sua posizione.