TERAMO – L’intitolazione di una piazza e un convegno per ricordarne la figura, senza mai perderne di vita l’insegnamento: a 100 anni dalla nascita del professor Giuseppe Caporale, il Comune di Castelfrentano, venerdì 23 settembre, dedica al fondatore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise che porta il suo nome, una piazzetta del centro lancianese. E assieme all’Ordine dei veterinari della provincia di Chieti organizza un convegno che oltre a ricordare la figura dell’uomo e la sua storia (lo farà il giornalita Matteo del Nobile) e l’eredità degli Istititi zooprofilattici in Italia (con l’intervento di Stefano Cinotti, diretore dell’Iz della Lombardia e dell’Emilia), affronterà la discussione sulla "Veterinaria del Terzo Millennio: si potrà fare a meno de medico veterinario?", con Piero Ceccarelli (Direttore del dipartimento di medicina veterinaria dell’Univerità di Perugia), Gaetano Penocchio (presidente della Fnovi) e Romano Marabelli (Segretario Generale del Ministero della Salute). Le conclusioni saranno affidate al figlio del compianto fondatore dell’Izs teramano, Enzo Caporale, che dell’Istituto è stato per oltre due decenni il direttore e il fautore della sua affermazione ed espansione in campo internazionale. In realtà di Castefrentano era nativo il papà del professor Giuseppe Caporale, veterinario comunale. Giuseppe nacque nel 1916 a Sant’Eusanio del Sangro, paese materno: dopo la maturità classica al liceo Vittorio Emanuele II di Lanciano e la laurea in Veterinaria all’ateneo di Perugia con la prima eperienza nell’Izs dell’Umbria e la borsa di perfezionamento a Vienna, l’approdo a Teramo nel 1946, con la nomina l’anno successivo alla direzione dell’Istituto teramano che trasformò in punto di riferimento per allevatori e agricoltori. Nella sua città adottiva visse la sua passione per il calcio (fu presidente del Teramo), ma anche la prime esperienze politiche con il Fronte democratico popolare e il Partito socialista, di cui fu anche consigliere comunale a metà anni ’60. Amico, accomunato a loro dalla lungimiranza politico-sociale del fare per la città, di Gramenzi e Lolli, diede impulso alla ricerca scientifica dell’Iz come volano di sviluppo per l’occupazione in città. Morì improvviamente alla vigilia dei 60 anni, quando il futuro per lui aveva disegnato un meritato incarico (vinto per concorso) alla direzione dell’Istituto zooprofilattico di Roma.
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