TERAMO – (jacopodifrancesco) La ragioni della classifica biancorossa dovranno valere più di quelle asserite dal Venezia. La corazzata lagunare, guidata dal campione del mondo Filippo Inzaghi, è più attrezzata e soprattutto più pronta del Teramo, che però dovrà dimostrarsi all’altezza e tornare dal "Penzo" con almeno un punto. Gli arancioverdi che furono di Alvaro Recoba sono reduci dal rocambolesco pareggio interno per 2-2 contro la Sambenedettese, ed occupano il sesto posto in classifica a quota 15 punti. L’ultimo scontro fra Venezia e Teramo in Veneto risale al 28 febbraio 1982, i padroni di casa s’imposero per 1-0.
«Sotto la mia gestione, fuori casa, non abbiamo mai vinto – ha esordito nella conferenza di ieri mister Federico Nofri – ma la nostra classifica è deficitaria, dobbiamo dare seguito ai quattro risultati utili consecutivi, anche se ci troveremo di fronte l’avversaria più competitiva del girone insieme al Parma». Quanto agli avversari di domani si esprime così: «Il Venezia è una squadra votata all’attacco, con giocatori predisposti a finalizzare le trame di gioco. Operando un paragone con un incontro di boxe, se giocassimo solo sulla difensiva finiremmo al tappeto, quindi dovremo essere intelligenti nell’attaccare al momento giusto.
Poi ha parlato di infermeria e singoli: «Sales è disponibile, il ragazzo ormai ha acquisito una condizione fisica importante, valuteremo Carraro». Il giovane centrocampista scuola Fiorentina è tornato finalmente tra i convocati, mentre è ancora out Jefferson: probabile che al suo posto ci sarà ancora Croce. «D’Orazio ha grandi qualità tecniche e di corsa – ha spiegato – può lavorare sia da terzo che da quarto, mentre Di Paolantonio può partire dall’inizio». Plausibile vederlo sull’out di sinistra nel 3-5-2 visto nel secondo tempo contro il Padova.
In chiusura il mister perugino ha parlato del suo primo mese tra le mura d’Interamnia: «Ho trovato una società molto organizzata, ci viene messo a disposizione tutto ciò che chiediamo, sono tante le persone che si adoperano, è più facile così per l’allenatore lavorare bene. Non per trovare alibi ma ci vuole pazienza: nella realtà dei fatti le aspettative di tutti, dal Presidente alla piazza, sono elevate».