TERAMO – Era prevedibile che anche la nuova chiesa della Madonna degli Angeli di San Nicolò non fosse capiente abbastanza per accogliere chi questa mattina ha voluto salutare per l’utima volta prima della sepoltura, Giandomenico Di Sante, presidente per oltre 40 anni della Banca Popolare, della Camera di commercio e della Confcommercio, venuto a mancare martedì all’età di 80 anni. Se il pregio di una vita può misurarsi dalla gente che partecipa al funerale, la conferma c’è stata stamattina: si calcola che quasi tremila persone fossero assiepate nella navata della chiesa così come lungo ilp ercorso del feretro e nella vicina strada. E i loro volti, hanno offerto un’altra valutazione del calibro del personaggio che la provincia di Teramo ha perso con la scomparsa di Giandomenico Di Sante: oltre ai politici e ai parlamentari, gli assessori e i consiglieri regionali, i sindaci (quello di Teramo era con la fascia tricolore), il presidente della Provincia Di Sabatino con la fascia ufficiale, i vertici della banche e del mondo imprenditoriale di una intera regione, c’era quella gente comune che lui aveva sempre accolto, ascoltato e nella maggior parte dei casi aiutato. «Ricordatelo con gratitudine, con amicizia e con affetto, ma ricordatelo per l’esempio semplice, genuino, senza grandi apparenze con cui ha vissuto la fede – ha deto il vescovo di Teramo e Atri, Michele Seccia che ha concelebrato la Messa -», ricordando come Giandomenico Di Sante fosse devoto a San Francesco, il cui giorno è dedicato all’amicizia, «il giorno per ritrovarsi insieme come lui amava fare con tutti». E mentre all’esterno si rifletteva sulla grande responsabilità politica che Di Sante ha lasciato a una classe politica che potrà fare solo tesoro dei suo insegnamenti, monsignor Seccia nella sua omelia ne sottolineava «l’eredità che ci viene consegnata, di un affetto che ci viene meno, di una capacità di servizio alla società, al prossimo, dell’intraprendenza di cui oggi la nostra società ha bisogno, nella coerenza dei valori e nel perseguire l’impegno comune». Il frutto di una vita spesa per gli altri può ancora aiutarci, nonostante adesso il Presidente sia più vicino al padreterno: «La parola di Dio e la presenza di quest’uomo – ha concluso il vescovo -, che ha dato tutto quello che poteva dare, in termini di intelligenza, di sacrifici, di energia, ci accompagni e diventi un viatico per tutti quanti noi: ognuno di voi porti da oggi nel suo cuore Giandomenico e tutto quello che ciascuno ha potuto ricevere da lui».
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