TERAMO – Se non ci fosse stato il terremoto, UniTe adesso sarebbe un caso nazionale piu di quanto non lo segnalino altri e importanti numeri del suo bilancio di fine anno: quel trend del 16% in più di iscrizioni al primo anno, è stato mortificato dalla scossa del 30 ottobre, che ha frenato le immatricolazioni. Ma anche l’8% che si traduce in 1.611 matricole, è ritenuto di alto valore simbolico per una università che viene cercata sempre più anche dall’estero. Non a caso, l’Università di Teramo è al primo posto in Europa per attrattività di dottorati di ricerca, con ben 299 domande arrivate da ogni angolo del mondo, e punta sempre più sulla comunicazione digitale: i circa 33mila followers sui principali social e i 12 milioni di visitatori del sito ufficiale, lo pongono al primo posto tra i piccoli atenei italiani e al settimo tra i grandi. Nell’ottica di un ateneo sempre più autosufficiente, la sottolineatura va di diritto alla considerevole quota di autofinanziamento che tocca quest’anno 16 milioni di di euro sui 42 di bilancio e sotto il fronte dei servizi agli studenti, oltre alla gran mole di attività di formazione, anche il chiavi in mano di una mensa che in pochi anni è passata a somministrare 500 pasti al giorni, dai 40 di appena cinque anni fa, e alla urgente necessità di avviare un’altra linea di refezione in altri locali. Il futuro? Prima la costruzione di una piazza, con incubatore di start-up, un poliambulatorio e un baby parking, poi entro il 2019 teatro, auditorium e nuovi spazi per la città con il Dams all’ex manicomio.
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