TERAMO – Il decreto terremoto non piace ai sindaci teramani, visto che non tiene conto anche dei danni del maltempo, con i rappresentanti istituzionali di ben 19 comuni della provincia pronti a marciare su Roma. Sono quelli che questa mattina hanno partecipato all’incontro con l’onorevole Paolo Tancredi e il vice presidente del consiglio regionale Paolo Gatti, stilando tutta una serie di proposte da presentare all’attenzione del Governo e da portare, lunedì pomeriggio, sul tavolo dell’assemblea dei sindaci, in Provincia, per chiedere la massima condivisione da parte di tutti i colleghi in vista anche di una manifestazione a Roma da mettere in campo entro il mese di febbraio.
Nel corso dell’incontro – al quale hanno partecipato sindaci o loro rappresentanti dei Comuni di Alba Adriatica, Ancarano, Arsita Atri, Basciano, Bisenti, Campli, Canzano, Castel Castagna, Cermignano, Civitella del Tronto, Colledara, Corropoli, Sant’Egidio, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Pietracamela e Teramo – gli amministratori hanno sottolineato "l’inadeguatezza" dei provvedimenti assunti fino ad oggi "rispetto ai danni economici e sociali patiti dalla provincia di Teramo" e stilato una serie di proposte, a partire dall’allargamento del cratere sismico e dall’equiparazione della città di Teramo agli altri comuni del cratere anche in tema di sospensione delle tasse.
Tra le altre richieste «l’inserimento del contributo di 10mila euro per le case lesionate non agibili come accaduto per l’Aquila», l’introduzione del concetto di «calamità naturale integrata» (sisma e neve), aggravato dall’interruzione della energia elettrica «per eliminare il taglio di fondi alla Provincia, cosa che libererebbe almeno 15/20 milioni per i primi interventi sulle strade provinciali, e per apprestare agevolazioni urgenti, normative e finanziarie, per i Comuni, al fine di fronteggiare adeguatamente almeno l’emergenza», l’inserimento di ulteriori fondi per il mondo agricolo.
I sindaci chiedono inoltre l’inserimento nel decreto di una norma che consenta alla Regione Abruzzo e alle Regioni terremotate, di accendere un mutuo per la valutazione della vulnerabilità sismica e la rimodulazione del Masterplan di almeno il 50 per cento «affinché la metà della dotazione finanziaria sia finalizzata a progetti di sostegno al tessuto economico e sociale colpito dal sisma e dalle calamità naturali» senza escludere la possibilità di una zona franca.