L’AQUILA – Avvelenamento colposo delle acque, riconosciuto e prescritto, ma condanna (condonata) per dieci imputati per disastro colposo, in cui la contestazione dell’aggravante fa cadere la prescrizione.
È quanto ha stabilito la Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila in merito alla mega discarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino. Ha così modificato la prima sentenza di due anni fa della Corte d’Assise di Chieti dove il reato non era stato riconosciuto.*
I giudici della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, nel riformare radicalmente la sentenza di primo grado hanno anche stabilito le provvisionali e le spese legali da riconoscere a parti civili. Si tratta di 3,7 milioni di euro così ripartiti: 2,7mln di provvisionali e 592 mila euro – che con gli oneri arriveranno a un milione – di spese legali. La sentenza ha così stabilito il principio del risarcimento danno che viene per ora solo coperto parzialmente dalle previsionali, ma il conto successivo sarà fatto in sede civile.
La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha condannato 10 dei 19 imputati per disastro innominato colposo. In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d’Assise di Chieti aveva ritenuto prescritto il reato, in questo caso i giudici di secondo grado sono arrivati alla condanna perché un ricalcolo dei tempi ha portato a stabilire che la prescrizione non era scattata. La Corte ha stabilito che tutte le condanne, che vanno da 2 a 3 anni di reclusione, sono condonate perché i fatti sono tutti antecedenti al 2 maggio 2006.
La Corte d’Assise d’Appello ha condannato a 3 anni di reclusione, pena condonata, Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; alla pena di due anni, anche questa condonata, Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Si tratta nella maggior parte dei casi di ex manager della Montedison.