TERAMO – Tornano a farsi insistenti le voci che vogliono la sezione di polizia postale e delle comunicazioni di Teramo prossima alla chiusura, sulla base della già, tempo addietro, paventata riorganizzazione, sotto la pressione dei tagli previsti dalla Legge Madia. Teramo non rientra infatti tra i 54 sedi, tra uffici e sezioni, che manteranno funzioni, sede e personale dedicato. Il piano previsto e comunicato ai sindacati dal prefetto Sgalla, si baserebbe sul modello americano della Fbi (che si basa su 54 sedi territoriali), sulla produttività, sulla posizione geografica e sulle esigenze di Poste italiane, che paga tutto il servizio fatta eccezione del personale -che comunque verrebbe remunerato perchè impiegato altrove -. Ma questa è soltanto una delle contraddizioni sottolineate dai sindacati che si oppongono alla riforma, che nel caso specifico di Teramo mostra tante altre incongruenze. La sezione locale, infatti, ha raccolto nel corso degli anni, notevoli successi sul fronte investigativo, preventivo e repressivo, contro la pedopornografia e il cyberbullismo, per non parlare delle frodi telematiche. Un nucleo di sei persone, che fronteggia un grosso bacino di utenza su nternet e monitora i social, presidio legale a tutela soprattutto dei minori.
Basti ricordare le operazioni che hanno messo fine ad una grossa organizzazione dedita alla clonazione dei Bancomat in varie regioni, con 55 arresti, che aveva provocato 36 mln di euro di ammanchi, dalla Cloning connection alla Easy Code, con 26 ordinanze di custodia cautelari. Sotto il profilo politico, la provincia di Teramo dovrebbe affrontare per l’ennesima volta uno schiaffo istituzionale, con la perdita dell’ennesimo avamposto di servizi e in questo caso anche di difesa della legalità.