TERAMO – Sono morti per le gravissime conseguenze fisiche della caduta, uno per la rottura delle vertebre cervicali, l’altro per irrimediabili fratture toraciche e conseguenze polmonari. L’autopsia eseguita sulle salme dei due amici alpinisti Francesco Carta ed Enrico Faiani, ha escluso la possibilità di malori improvvisi o malattie congenite che abbiano potuto determinare una temporanea perdita di coscienza, fatale in un momento come quello di un’ascensione alpinistica. L’autopsia è stata eseguita nel pomeriggio all’obitorio dell’ospedale Mazzini, dall’antomo patologo Giuseppe Sciarra. L’esito dell’esame legale conferma dunque l’ipotesi di un errore umano alla base del tragico incidente di montagna sul Brancastello.
IN LUTTO IL MONDO ALPINISTICO. Il mondo degli alpinisti e degli appassionati di montagna è in lutto dopo la tragedia di ieri sul Brancastello. Un mondo ch si stringe attorno alle sezioni del Cai di Castelli e di Arsita, di cui Enrico e Fracesco, facevano parte. Tutti attoniti, tutti ad interrogarsi su come la montagna non perdona alcuna distrazione, anche e soprattutto agli alpinisti esperti o comunque ben attrezzati.
I FUNERALI PROBABILMENTE MERCOLEDI’. Concluse le autopsie, il magistrato che le ha disposte, il pm Enrica Medori, restituirà le salme alle famiglie domattina, in modo da permettere di allestire la camera ardente e di organizzare i funerali, che si terranno molto probabilmente mercoledì. La magistratura vuole chiarire dinamica e cause dell’incidente e per chiudere definitivamente il caso saranno importanti anche le dichiarazioni degli altri alpinisti che erano presenti nel vallone di San Pietro al momento della tragedia.
ERRORE UMANO Faiani e Carta erano due alpinisti di esperienza, non erano certo degli sprovveduti. Secondo il giudizio di tutti, tra l’altro, quel percorso che hanno scelto e che ieri era molto frequentato, raggiunge in alto, sul finale, ripidità considerevoli all’interno di piccoli canali, ma dove erano loro c’erano circa 50 gradi di pendenza. Insomma, un’ascesa classica per questi periodi che viene fatta con piccozza e ramponi su una platea di ghiaccio. In più i cinque scalatori non erano "in conserva" come si dice in gergo, ovvero non erano legati in cordata perchè li non si usa. Appare dunque fatale, in questo caso, un errore umano, nonostante la preparazione personale dei due nell’affrontare un’arrampicata del genere.
LUTTO A CASTELLI. A Castelli non è escluso che verrà decretato il lutto cittadino. E’ una ipotesi, visto anche che Enrico Faiani era il padre di Alessandro, assessore della giunta del sindaco Rinaldo Seca. Primo cittadino che nelle ultim ore ha lasciato il suo personale addio all’alpinista deceduto sulla sua pagina social: «Eri un grande artigiano – ha scritto Seca -, geniale, capace di trovare la soluzione dove altri non la vedevamo; eri un grande maestro della montagna, che ha fatto scuola ad intere generazioni; ma soprattutto eri una persona di un’umanità infinita. Non dimenticherò mai le serate passate a casa tua, ho impresso soprattutto il ricordo di alcune serate durante la nevicata di gennaio, quando tu vedevi me e tuo figlio stravolti dalla fatica e pervasi da un profondo senso di smarrimento e con una pacca sulla spalla, una parola di conforto e un bicchiere di vino ci facevi tranquillizzare. Eri un gigante e lascerei un vuoto incolmabile nella comunità e in me».