TERAMO – Due teatri simbolo del fallimento di questa amministrazione nella politica culturale. Sono il Teatro comunale e quello romano, per Gianguido D’Alberto, che fanno da contraltare alla paradossale, così le definisce il consigliere comunale di Insieme Possiamo, candidatura di Teramo a capitale della cultura 2020.
E’ sul teatro romano che si consuma la peggiore pagina culturale cittadina: ad oggi non solo non esiste uno straccio di progetto, neanche preliminare, ma addirittura non è stato neppure firmato il contratto con i progettisti che definisca ed imponga tempi certi e modalità per la redazione del progetto esecutivo e per la realizzazione dell’intervento. E inevitabilmente, in questo contesto, l’Amministrazione incassa l’ennesima figuraccia: si viene a sapere infatti che lo stesso sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, investita del problema nel corso della sua recente visita a Teramo, abbia risposto comunicando desolatamente che al Ministero… “non esiste alcun progetto che permetta l’avvio dell’iter per il recupero del Teatro romano”, esponendo con ciò a rischio anche i finanziamenti da erogare.
Per Gianguido D’Alberto si tratta di «un inaccettabile schiaffo alla nostra città, considerato che sulla necessità del recupero completo del Teatro Romano, il Consiglio Comunale si è espresso nel dicembre 2010, deliberando all’unanimità che lo stesso dovesse avvenire esclusivamente attraverso l’abbattimento di Palazzo Salvoni e Palazzo Adamoli, le cui procedure di esproprio sono ferme dal 2013».
La risposta a questo atteggiamento dell’amministrazione, conclude D’Alberto, non è nella candidatura a “Capitale della cultura” ma nel fare della Cultura – della sua elaborazione, produzione, rappresentazione e fruizione – il ‘capitale’ su cui giocare il nostro futuro.
Il fuoco incrociato sul teatro romano ariva anche dal coordinamento dei quartieri cittadini che chiedono al ministro dei Benni culturali, la nomina di un commissario ad acta che porti avanti il progetto di recupero.