TERAMO – E’ qualcosa di più di uno scossone la nuova tegola giudiziaria che si è abbattuta sui vertici della Banca Popolare di Bari, proprietario della ex Banca Tercas di Teramo, colosso della finanza italiana che conta 70mila soci e oltre 3.500 dipendenti. Come scrive questa mattina Repubblica, l’iscrizione nel registro degli indagati del presidente Marco Jacobini e dei figli Luigi, vicecondirettore generale, e Gianluca, quest’ultimo amministratore delegato di Banca Tercas, dell’ex direttore generale Vincenzo De Bustis, del responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli e del dirigente dell’ufficio rischi, Antonio Zullo, accende i riflettori della Procura e della Guardia di Finanza baresi anche sull’acquisizione dell’istituto teramano di corso San Giorgio. Perchè oltre che su una presunta gestione irregolare, bilanci in perdita e prestiti anomali, quanto raccontato alle Fiamme Gialle da un funzionario troppo solerte – poi licenziato – cui era stato affidato il compito di mettere a posto le carte dell’ufficio rischi, riguardano proprio sue segnalazioni sulla fase di acquisizione di Tercas, non gradite dai vertici di Popolare di Bari. Sulla base delle indagini della Finanza e dopo le perquisizioni delle tre sedi baresi della Popolare e i sequestri dello scorso dicembre di documentazione bancaria su quanto riferito dalla ‘gola profonda’, il procuratore aggiunto Roberto Rossi ipotizza i reati di associazion a delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. A carico di Marco Jacobini e dei suoi due figli anche i reati di concorso in maltrattamenti ed estorsione. E tra i capisaldi dell’indagine, spunta anche in questo caso “il rilascio di linee di credito, in via diretta o indiretta, con l’acquisto di azioni".
La banca: «Dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato». «Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni». È quanto dichiara in una nota l’istituto di credito con riferimento alla notizia di una indagine della magistratura barese relativa a presunte operazioni sospette nella gestione dei bilanci degli ultimi anni e a presunti maltrattamenti nei confronti di un funzionario.
«Sia chiaro: per la Banca – prosegue la nota – contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. E’ così fortemente auspicabile che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti».