TERAMO – (robalm) Mai analisi semantica fu più utile (e attuale) di quella offerta oggi dal Magnifico (non a caso) Rettore dell’Università di Teramo nella sua esternazione di fine anno. Utile per noi giornalisti, ma in senso più ampio anche per tutti coloro che della città di Teramo hanno a cuore speranze, futuro e ricostruzione. Minuto 21 dei suoi circa 42 di intervento: Luciano D’Amico sdogana definitivamente il termine "capibastone", dirimendo definitivamente la discussione su quale delle due figure etimologiche utilizzare per definire i potentati politici locali, i bulletti delle liste, i cosiddetti leader o capicorrente. Accostarsi alla metafora di derivazione mafiosa, pareva osare troppo, per questo si virava verso il più ‘medievale’ bastione, quale torretta di controllo degli schieramenti. Ma non bastava usarlo da solo. Il rettore ha affondato: "per accompagnare con il massimo dello sprezzo" quella dimostrazione di ottuso ostracismo all’idena innovativa di una cabinovia verso il Campus di Sant’Agostino e il quartiere di Colleparco. Ha salvato solo "la benevolenza del sindaco emerito (Brucchi) che ha provato a mediare", ma serviva il termine dispregiativo per identificare meglio quanto di più arretrato vive nella mente di una parte della politica cittadina. Non a caso, per ribadire, ha auspicato che questo territorio, al più presto, "si emancipi da questa situazione di feudalità in cui ancora viene contenuto, vene compresso". Questo sì, è riferimento medievale. E ancora, laddove il fioretto è diverso dalla spada, D’Amico ha ironizzato sulla sovranità popolare che l’università aveva violato nel decidere di regalare, è proprio il caso di dire, una cabinovia alla città in uso agli studenti (come poi ha fatto Chieti, guarda caso, uguale uguale): "è stata inscenata tutta questa lesa maestà della sovranità popolare che veniva messa in discussione, e quando finalmente la sovranità popolare si è espressa… quale è stata l’opera alternativa alla cabinovia? Una… rotonda a San Nicolò!». Il sospetto che il rettore potesse (o stesse) per divagare… politicamente (facendoci sperare in una sua candidatura a una delle prossime competizioni elettorali…) ci era venuto qualche minuto prima, quando aveva citato Giordano Bruno dinanzi alla condanna dell’Inquisizione: “Forse avete più paura voi nel pronunciarla questa sentenza che io ad ascoltarla…". Chapeau.