TERAMO – La decisione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di rinunciare all’esperimento SOX costituisce un elemento positivo, ma non è certo risolutivo, perchè il punto nodale è la sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso. Lo sostenono gli ambientalisti dell’Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa a Teramo. Ricordando che l’esperimento Sox sarebbe stato condotto con una fonte radioattiva all’interno di una falda acquifera, contemporaneamente ad altri esperimenti che prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose e nelle vicinanze di un’area ad alta sismicità, il cartello degli ambientalisti ha sottolineato che «a distanza di 9 mesi dall’incidente dell’8/9 maggio, infatti, non si registra nessun nuovo passo avanti verso la sicurezza, il problema della permeabilità di laboratori e gallerie autostradali con l’acquifero che rifornisce di acqua circa 700.000 abruzzesi non è stato affrontato e all’interno dei Laboratori sono ancora stoccate tonnellate di sostanze pericolose». Ambigui sono ancora i tempi di entrata in funzione lo spettometro annunciato dalla Ruzzo Reti SpA a giugno dello scorso anno per il controllo delle acque destinate al consumo umano e non esiste un piano per la gestione dell’emergenza in caso di un eventuale incidente che comporti nuovamente il divieto di distribuire acqua. Attorno a tutto questo dito puntato sulla questione della partecipazione: «Si registra la più assoluta chiusura – dicono all’Osservatorio -, nonostante tutte le normative prevedano ormai che, nella fase di pianificazione e programmazione degli interventi, sia garantita la partecipazione dei cittadini e dei portatori di interesse. Accade per il sisma, dove il decreto 189/2016 prevede la costituzione di una Conferenza permanente in cui assicurare “adeguate forme di partecipazione delle popolazioni interessate, mediante pubbliche consultazioni, nelle modalità del pubblico dibattito o dell’inchiesta pubblica” e di esso dovrebbe tenersi conto anche per il Gran Sasso». Del resto, conclude il cartello degli ambientalisti – il tema della sismicità dell’area deve essere ormai posto con forza, «atteso che la carta geologica del Gran Sasso, in fase di ultimazione, ha evidenziato come, a non più di un chilometro di distanza dalla zona dell’acquifero interessato dai laboratori e dalle gallerie autostradali, sia presente una faglia attiva che potrebbe sprigionare eventi sismici di elevata intensità».
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