TERAMO – Ha fatto sorridere riportando la campagna elettorale indietro nel tempo, definendosi uno a cui ogni mattina piace far colazione con il pane e la salsiccia e percorrere 140mila chilometri per compiere il mandato che gli elettori gli hanno affidato per rappresentarli in Regione: è questa la fotografia del Sandro Mariani che oggi, da capolista all’uninominale della Camera, chiede la preferenza per la coalizione dei centrosinistra.
Quale sarà il suo primo impegno una volta eletto? «Quello che è stato già messo nero su bianco in ossequio alla concretezza che contraddistingue la mia proposta politica e riguarda i numerosi cittadini purtroppo colpiti dalle sequenze sismiche del 2016 e 2017. Il riferimento è in particolare nei confronti della sospensione dei tributi, rispetto alla cui restituzione molto è stato fatto già con la scorsa manovra di bilancio, grazie anche all’azione di stimolo dei governi regionali coinvolti, che ha previsto dilazioni e differimenti, ma non è abbastanza, per quella che è la nostra esperienza maturata sul campo – spiega Mariani -. La mia proposta prevede la restituzione del solo 40% delle tasse sospese, dilazionato, senza interessi e sanzioni, in almeno 120 rate, di modo che si realizzi una misura estremamente concreta di vicinanza alle popolazioni colpite. Sono le stesse condizioni che abbiamo conosciuto per il sisma del 2009 e che abbiamo potuto apprezzare nella loro utilità diretta ai cittadini che ne hanno usufruito».
Il terremoto e le sue conseguenze fanno parte del suo impegno politico in questi anni, questo le ha consentito di maturare ulteriori considerazioni?
«Sono da sempre vicino alle nostre aree interne, che cerco di rappresentare al massimo delle mie possibilità. Purtroppo, quanto accaduto, non fa altro che aggravare le condizioni di sopravvivenza in cui troppo spesso si trovano i cittadini di queste località. La mia candidatura scaturisce proprio dalla volontà di proseguire con questo impegno nel far sentire la necessità di interventi legislativi ad hoc che possano quantomeno perequare la vita di chi stoicamente resiste nei luoghi che rappresentano la vera ossatura del nostro splendido patrimonio umano. Faccio qualche esempio: grazie all’azione dei colleghi aquilani, abbiamo visto gli importanti effetti determinati dall’investimento del 4% delle intere risorse riversate per il cratere sismico nei confronti delle attività produttive, che oggi dobbiamo richiedere con forza anche per il sisma teramano; ancora, credo sia importante richiedere un’azione di coordinamento tra le misure che il governo in questi anni ha deciso di mettere in campo e cito soprattutto la Strategia Nazionale per le Aree Interne e la nuova legge sui Piccoli Comuni, che hanno creato i presupposti normativi per importanti interventi economici sulle nostre realtà, ma necessitano sicuramente di implementazione dei fondi e di maggiore messa a sistema affinché i risultati siano tangibili da parte della popolazione».
Lei si scontra nel collegio uninominale di Teramo con avversari giovani quanto lei, rispetto ai quali però ha sicuramente un curriculum politico più consistente, lo considera un limite o un vantaggio?
«Considero la politica come passione e servizio. Io ne sono stato contagiato davvero in tenera età, già dai tempi del liceo, ma non ho mai cercato la carriera nel mio percorso, quanto piuttosto la possibilità di rappresentare la mia gente e migliorarne le condizioni di vita. Il fatto di essere molto giovane non rappresenta né un limite, né un vantaggio, è l’impegno a fare la differenza ed i risultati che si riescono a raggiungere, l’unico metro di valutazione – spiega Sandro Mariani -. In questi anni in Consiglio Regionale non ho smesso un attimo di chiedere per il mio territorio, seguendo un’idea di sviluppo nella determinazione degli investimenti economici, per il raggiungimento degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Intorno a questo, purtroppo tante contingenze, dal sisma, al dissesto idrogeologico, alla tempesta dello scorso anno, ci hanno visti impegnati nel tentativo di fronteggiare le emergenze ed oggi possiamo affermare con orgoglio che abbiamo determinato le condizioni per il ripristino della normalità nei nostri luoghi. Chiaramente siamo all’inizio di un percorso lungo e difficile, ma lo scopo di portare l’Abruzzo al governo del paese, va proprio nella direzione di corroborare quanto di buono è già stato messo in campo. Unico rammarico, rispetto ai miei avversari, è aver constatato la loro evanescenza rispetto al confronto pubblico. Ho chiesto ininterrottamente dall’inizio di questa campagna elettorale che dibattessimo su quanto è stato fatto per il territorio della provincia di Teramo e quanto ognuno di noi fosse in grado di proporre, ma non ho ricevuto risposte».
Siamo arrivati alla fine di questa campagna elettorale, quali sono le sue sensazioni?
«Intanto posso dire che è stata davvero una bella campagna elettorale, non avvertivo da tempo un simile entusiasmo fra le persone e questo è un segno che mi fa ben sperare rispetto al futuro del nostro paese. La passione dei cittadini è quello che dobbiamo riscoprire per rendere efficace l’azione politica a tutti i livelli. Sono stato accusato di aver svolto una campagna elettorale all’antica, ma non conosco altro metodo se non quello di stare fra la gente e guardare negli occhi le persone mentre ascolto le loro problematiche, per poi poterle rappresentare nei livelli istituzionali. Sono contento di aver accettato questa sfida, perché il timore era quello che il nostro territorio venisse rappresentato da perfetti sconosciuti che ignorano a tal punto le dinamiche delle nostre zone, che per loro stessa ammissione, stanno girando soltanto oggi. In un solo mese di campagna elettorale pretendono di poter rappresentare la complessità dei nostri luoghi, chiedendo fiducia ai cittadini sulla loro apparizione, senza confronto e senza conoscenza. Invito i cittadini a riflettere attentamente nel momento in cui domenica si recheranno alle urne, perché questo voto è importante per tutta la nostra comunità, ma sono convinto che preferiranno la responsabilità e l’impegno alle chiacchiere, che evaporano così come la loro presenza nei nostri territori».