NERETO – Era un affare di famiglia il congedo retribuito per assistere i parenti affetti da una grave disabilità. Zio e nipote, tutti e due dipendenti della Asl di Teramo, avevano ottenuto dall’azienda la sospensione dal lavoro, che la legge 151 del 2001 permette di godere di seguito o in frazioni temporali fino a un massimo di due anni, per assistere l’uno il padre 85enne, l’altro la nonna moglie dell’anziano.
SEGUITI E FILMATI, ERANO IN VACANZA. Allo stato dei fatti però questa vicinanza quotidiana non c’è mai stata, anzi. Il congedo era la scusa, perchè i militari della Finanza di Nereto, che li ha seguiti, filmati e fotografati, controllandone anche gli spostamenti attraverso le registrazioni dei Telepass autostradali, hanno portato sul tavolo del sostituto procuratore Silvia Scamurra prove indiscutibili che si trovavano altrove, piuttosto che accanto ai due anziani coniugi bisognosi di assistenza: erano una volta a fare la spesa, un’altra a giocare a calcetto, un’altra ancora in vacanza.
TRUFFATA ANCHE LA ASL DI RIMINI. E la Asl pagava lo stesso il loro stipendio. Lo zio, tecnico di laboratorio all’ospedale Mazzini di Teramo, è riuscito ad accumulare assenze dal posto di lavoro per quasi 600 giorni; il nipote, infermiere professionale, la maggior parte delle giornate retribuite senza lavoro le ha ‘rubate’ quando era in servizio all’ospedale di Rimini, e più di recente, circa una novantina all’ospedale di Sant’Omero, dove nel frattempo si era trasferito sfruttando la mobilità interna alle aziende sanitarie. Un caso confermato anche dalle testimonianza raccolte dalle Fiamme gialle, che si sono messe in moto dopo aver ricevuto segnalazioni su questa anomalia famigliare, dove la disabilità di due genitori ultraottantenni era stata sfruttata da un figlio e un nipote per riportare a casa lo stipendio con il minimo sforzo.
‘RUBATI’ 1.337 GIORNI DI LAVORO. Assieme dovranno adesso difendersi dinanzi al gip del tribunale di Teramo, al quale la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di entrambi per truffa aggravata ai danni dello Stato, calcolando in totale 1.337 giornate ‘rubate’ al lavoro. Per il momento, gli sono stati sequestrati sui conti, per equivalente, somme complessive per oltre 70mila euro, a quanto cioè ammonterebbe l’illecito arricchimento derivato da queste assenze retribuite. Il provvedimento nelle prossime ore sarà notificato anche alla Asl di Teramo, di cui zio e nipote sono dipendenti. Per loro scatterà, secondo la legge, il deferimento alla commissione disciplinare interna: rischiano anche il licenziamento in tronco qualora le contestazioni venissero confermate.