TERAMO – Mentre si attende l’ufficializzazione del candidato sindaco del gruppo civico di centrodestra (questa mattina Giorgio Di Giovangiacomo e Rudy Di Stefano incontreranno la stampa all’hotel Abruzzi), il candidato sindaco Giandonato Morra sta per incassare l’adesione alla sua coalizione dei candidati di Abruzzo Civico e del Popolo della Famiglia. Mentre questi ultimi lo farebbero con la confluenza dell’intera lista e un passo indietro del candidato sindaco Simona Lupi, gli uomini di Giulio Cesare Sottanelli – dopo il ritiro della disponibilità di Gianluca Pomante a candidarsi con una lista di bandiera – avranno il placet a schierarsi all’interno della lista Oltre che fa riferimento al consigliere provinciale Federico Agostinelli. L’accordo è in itinere e forse oggi stesso, dopo un incontro decisivo, potrebbe diventare ufficiale.
Intanto è stato lo stesso Morra, ieri sera nel corso di una intervista televisiva a SuperJ, a ribadire alcuni concetti cardine della sua candidatura. In particolare, sul rapporto elettorale che lo lega con il vicepresidente del Consiglio regionale e leader di Futuro In, Paolo Gatti, da più parti indiicato come ripetitivo di quanto accaduto prima di lui all’ex sndaco Brucchi: «Io sono vincolato solo da idee migliori delle mie – ha detto Morra -. In Gatti ho visto una persona disponibile alla sfida al rinnovamento e mi ha anche confidato che io non ero il candidato a cui pensava ma che alcune cose gli hanno fatto cambiare parere. Io ho esposto la mia idea di amministrazione: preferisco sfidare persone che abbiano un ampio consenso e magari anche grandi dissensi, piuttosto che persone con cui avere solo dissensi».
Non ha dubbi sul suo ruolo: «Chi mi ha proposto, se vuole fare giochi o crede che si possa continuare a farli – ha aggiunto – probabilmente ha sbagliato candidato. Così come allora in Regione chi credeva a una svendita dei trasporti ai privati aveva sbagliato assessore…».
Spazio al confronto dentro alla coalizione ma anche al di fuori di essa per il potenziale sindaco teramano: «Io non sarò solo il sindaco dl centrodestra ma anche degli ultimi cittadini. Mi piace trovare convergenze anche al di fuori della maggioranza, è una mia forma mentis. Molti si sono stupiti che ho firmato per il Comitato per il referendum sul teatro romano: che problema c’è? Se esiste una grande proposta progettuale – spiega Morra -, conforme alle leggi, che può essere sposata dall’amministrazione perchè i cittadini non devono essere ascoltati?». A chi gli fa notare che questo però fino ad oggi non è avvenuto, Morra sottolinea che «evidentemente non hanno avuto la mia stessa sensibilità, hanno sbagliato» e anticipa che «se divento sindaco io convocherò quel forum perchè non ho problemi ad accettare una fase più ampia di confronto con la città. E non dovrò chiedere il permesso a nessuno per farlo».
Cinque liste di apoggio (in attesa della eventuale sesta, la Lega) possono essere ancora tante sul fronte della governabilità: Tante bocche da sfamare, come è successo a Brucchi, potrebbero essere un problema: «Nella mia amministrazione ci dovranno essere più idee da realizzare che bocche da sfamare. Se diventa un problema di appetiti, vorrà dire che metteremo qualcuno a dieta…».
E sulla coesione della coalizione: «Fino al 9 maggio lavorerò per mettere insieme una coalizione di centrodestra classico ma aperta anche al civismo. Da quel momento in poi continuerò a non litigare con nessuno ma proverò ad amministrare e coinvolgere il piùpossibile anche chi oggi ha altre posizioni».
Timore ballottaggio: «Il centrosinistra è molto frammentato – spiega Morra – è verosimile credere che potremmo andare al ballottaggio noi e il Movimento cinquestelle. Si faranno due campagne elettorali e nella seconda, quella verso il 24 giugno, c’è bisogno di persone molto serie, molto solide e con l’obiettivo ben presente. Perchè diventa un mercato delle vacche. Ma io sono tranquillo, perchè non ho studiato veterinaria…»