TERAMO – Paragona la sua coalizione alla forza di un albero d’ulivo, che spesso va potato affinchè renda un olio trasparante e poco acido, e indugia ancora su questa metafora per ricordare che non cambierà il seme per innestare un banano su un ulivo. E’ un Giandonato Morra aggressivo quello che parla dal palco del teatro comunale a una platea (sofferente per il caldo) piena ma non stracolma come nelle passate convention, che schiera 180 candidati di sei liste di sostegno di questo sindaco del centrodestra teramano. E’ un Morra che si dice concorrente «che partecipa per vincere» queste elezioni e che si sente già al ballottaggio, in attesa di capire quale sarà il competitor del faccia a faccia del 24 giugno, sorridendo all’idea che «tutti si attribuiscono alte percentali e numeri voti da far sembrare questa città di 200mila abitanti». La polemica a distanza con i critici dei suoi compagni di viaggio e dei legami con la vecchia amministrazione, affiorata ogni tanto nel corso dell’ora, più o meno, di presentazione, emerge con l’affondo conclusivo, quando sembra sbattere la porta in faccia a chi, ex amico distratto, «sicuramente mi chiamerà per dirmi che si era sbagliato, che la mia persona è improvvisamente diventata brava, alta, bella, bionda e magra – ha – la gente vota l’appartenenza e dobiamo premiare la nostra gente e i nostri candidati per emancipare le esperienze e le competenze. Se qualcuno pensa di scavalcare chi ha creduto in me, chi ha creduto in queste persone, dicendo io ti posso portare questi voti, e poi è sicuro, si sappia che io non posso cambiare seme, il mercato delle vacchie non lo conosco perchè io sono laureato in giurisprudenza e non in veterinaria, le squadre si fanno a giugno e non si cambiamo; questa è la squadra, questa sono le nostre idee». E l’affondo è perfino minaccioso: «La campagna elettorale si sta rovinando – ha detto serio Morra, lasciando da parte la sua proverbiale tendenza alla battuta -, anche a qualche amico distratto, di tante cose belle fatte insieme, dico che ci si può contrastare ma il rettangolo di gioco, il rettangolo di battaglia è e resta uno solo: io nella mia vita politica ho sempre combattuto chi inquina i pozzi, perchè quando i pozzi sono inquinanti muoiono solo i civili, attenzione perchè non perdono».
Pochi gli accenni programmatici («le cose le diremo quando le faremo»), Morra ha tenuto a sottolineare grande impegno per riportare a casa al più presto gli oltre 4mila sfollati, ha ipotizzato incentivi o riduzioni fiscali per favorire gli investimenti industraili, «premiando chi non delocalizzada Teramo», aiutare il commercio, puntare al sostegno sociale di chi ha bisogno, elogiato in particolare l’impegno dei 160 candidati impegnati per la prima volta nella campagna elettorale e l’entusiasmo dei 20 che sono stati consiglieri o assessori. E alla fine ha ribadito: «Io rispondo soltanto agli elettori».