PESCARA – «Sulla Carta di localizzazione dei pericoli di valanga ritengo di avere fatto tutto ciò che potevo e dovevo». Lo ha detto Gianni Chiodi, presidente della giunta regionale abruzzese dal 15 dicembre 2008 al 25 maggio 2014, stamani nel palazzo di giustizia di Pescara, al termine del l’interrogatorio durato circa un’ora, nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola.
Chiodi è indagato, insieme ad altre 14 persone, nell’ultima tranche dell’inchiesta, condotta dal procuratore capo di
Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia. Le contestazioni che riguardano l’ex governatore abruzzese, in particolare, vertono sulla mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv). «Mi rendo conto che questa inchiesta attiene a fatti molto dolorosi – ha proseguito Chiodi, accompagnato dagli avvocati Enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio – e quindi mi auguro che, se ci sono, vengano accertate tutte le responsabilità. Per quanto mi riguarda – ha rimarcato Chiodi – anche se quell’evento non si poteva prevedere, ho attivato tutto quanto serviva a prevenire i rischi ai quali la Regione Abruzzo andava incontro, tra cui anche la Clpv». L’ex presidente della giunta abruzzese è poi entrato nello specifico, evidenziando di avere «fatto una riorganizzazione della Protezione civile, creando un sistema di allertamento e per la casistica dei rischi, subito dopo il terremoto. L’ultima delibera che abbiamo fatto – ha affermato Chiodi – è proprio quella che la legge prevede, prescrivendo che sulla Clpv venga dato un indirizzo politico e che poi la Carta venga fatta dalla struttura e dal servizio, insieme a Coreneva e Forestale, con la Giunta che poi deve approvare la Carta storica, e qui c’era
anche il mandato rinnovato, contenuto già nella legge, di procedere alla Clpv».
Quanto al fatto che la Giunta successiva, presieduta da Luciano D’Alfonso, secondo quanto sostenuto dall’accusa non abbia portato a compimento tale mandato, Chiodi ha detto: «Non è questione che devo spiegare io, lo spiegheranno i giudici».