TERAMO – La prima dedica è stata a papà Giancarlo, l’abbraccio più forte ed emozionante alla mamma Rosalba, alla moglie Stefania e alla piccola Viola, la prima telefonata a Giandonato Morra, il suo avversario. Gianguido D’Alberto la ha ringraziato per la "grande e corretta campagna elettorale", confortandolo in un certo senso per la sonora sconfitta nella corsa alla poltrona di primo cittadino: adesso Gianguido, funzionario della Regione Abruzzo, responsabile dell’ufficio supporto alle procedure legislative e contenzioso del consiglio regionale, 41 anni, è il sindaco più giovane della storia recente del municipio teramano. E’ stato eletto da 12.205 teramani, il 53,3% di quella metà (poco più di 23mila) che è andata alle urne per il ballottaggio: ha raddoppiato i 6.492 voti, cacciando la freccia e sorpassando Giandonato Morra, al quale ha lasciato appena 75 voti in più del precedente turno quando il campetitor del centrodestra e delle relative civiche aveva vinto superando i 10.500 conensi.
La campagna di Gianguido è stata un crescendo, e la sensazione che l’impresa di riportare al governo cittadino il centrosinistra dopo 14 anni di opposizione, si potesse concretizzare è diventata man mano più reale nei giorni immediatamente vicini alla sfida conclusiva. Possibile, ma non ipotizzabile nei numeri conquistati.
Se resta il deludente dato numerico dell’affluenza al voto, con oltre la metà dei teramani rimasta a casa, questa campagna elettorale del dopo-Brucchi e del commissariamento (il secondo della recente era del centrodestra) consegna alla storia due riflessioni: ha vinto D’Alberto nel scegliere di continuare ad andare da solo con la sua coalizione, ha vinto il Partito Democratico nello scegliere di sostenere lui e non l’altro ex capogruppo Dem in corsa da sindaco, Giovanni Cavallari. Che comunque entrerà, ma da solo, in consiglio per stare all’opposizione.
Che bel gioco, in fondo la politica: proprio Gianguido, che uscì dal Pd lasciando il ruolo di capogruppo, per divergenze legate proprio alla possibile candidatura a sindaco, attraverso il suo nuovo gruppo civico Insieme Possiamo in un anno ha costruito la sua elezione e ha regalato proprio a quel Pd un successo insperato in un momento storico come questo per il partito del Nazareno: oggi gli uomini di Mariani, Di Sabatino e Di Pasquale sono partito di maggioranza relativa e contano 8 consiglieri in assise civica. Non solo, diventa anche caso nazionale in controtendenza: nella tornata elettorale odierna, Teramo con Brindisi e Ancona, tiene infatti botta nel crollo delle amministrazioni di sinistra in Italia.