TERAMO – Si sviluppa su una somma complessiva di oltre 1,7 miliardi di euro il fabbisogno finanziario stimato dalla Provincia di Teramo per «rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza», vale a dire strade, ponti, viadotti. Con una conferenza stampa a metà tra il report e la critica politica sui particolari distorti relativi alle vulnerabilità sismiche di alcuni ponti del Teramano, il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino ha illustrato la relazione tecnica che fa parte del corposo dossier richiesto dal Mit all’indomani del crollo del ponte di Genova. «Non è altro che quello che più volte avevamo già rappresentato in più occasioni in questi anni al Governo e alla Regione sulla necessità delle infrastrutture provinciali di non esere abbandonate – ha detto -, con un rischio parallelo corso con l’ipotizzato smantellamento delle Province. Adesso attendiamo di sapere o di capire che tipo di interventi riterranno di dover finanziare. E’ bene chiarire – ha aggiunto Di Sabatino – che la Provincia non riceve tagli dallo Stato, perchè lo Stato non ci dà nulla: ci preleva sulle nostre risorse, poi nel corso dell’anno e da quattro anni a questa parte, dobbiamo combattere mese per mese per farci restituire quelle somme destinate a scuole, a strade o che spesso servono alle Province a chiudere i bilanci per coprire le spese fisse e non per fare manuntenzioni». Nel report vengono evidenziati lo stato dell’arte, i lavori eseguiti e lo stato di criticità eventuale, fermo restando che la Provincia non conta, sui 274 ponti, viadotti e gallerie di competenza, situazioni di criticità o emergenza. Tra i pochi in Abruzzo, l’Ente già nel 2000 aveva avviato in collaborazione con il Dipartimento Strutture e il compianto professor Francesco Benedettini, un censimento dei viadotti e ponti ritenuti strategici, e oltre una trentina sono stati sottoposti a valutazione degli indici di vulnerabilità tra il 2004 e il 2011. Secondo il report, per la manutenzione dei 274 tra ponti e viadotti occorrono 7,2 milioni di euro all’anno, 10,8 per le indagini sismiche, 6,7 per lo studio dell’adeguatezzza statica e vulnerabilità sismica: l’ipotesi di adeguamento sismico costerebbe circa 510 milioni di euro, 609 nell’ipotesi di demolizione e ricostruzione. Di Sabatino ha infine individuato in 113 milioni di euro il fabbisogno per affrontare i lavori di adeguamento e messa in sicurezza dei ponti definiti ‘prioritari’. Non è mancato però qualche passaggio polemico, soprattutto rispetto a indici di vulnerabilità diffusi ai media da fonti poco aggiornate: «Pochi sanno che questa amministrazione ha impegnato 120 milioni di euro per le opere fatte e in corso – ha aggiunto il Presidente -, perchè abbiamo lavorato con la testa bassa e per la maggior parte dei casi in splendida solitudine. Mai che nessuno abbia salito le scale di questo Ente per venirci a chidere se avessimo bisogno di qulcosa».
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